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Una veduta di Lamezia Terme

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«SONO positivo al Coronavirus, sono a Lamezia Terme, ma non sono un untore, mi sono autodenunciato da quando sono arrivato in Calabria. Lasciateci in pace».

È il 50enne lametino, primo contagiato in città, a spiegare il suo caso. «Lavoro a Bergamo per una società che opera per conto delle Ferrovie, non sono fuori dalla Calabria per divertimento ma per portare il pane alla mia famiglia. Appena rientrato dalla Lombardia – continua – da dove sono partito quando ancora non c’era l’emergenza, ho fatto quanto dovevo ed ho spontaneamente denunciato tutto ai carabinieri. Esiste in merito a quanto dico una documentazione che attesta tutto. ho preso ogni tipo di provvedimento, ma anche prima non avevo avuto le frequentazioni di persone e luoghi così come nelle notizie false mi si accusa di aver fatto. La famiglia è negativa, i miei figli vivono nel piano di sotto ed io sopra, sono in quarantena, ho un po’ di febbre ma niente di più».

«Comprendo la paura – sottolinea – ma non capisco perché bisogna far circolare una serie di notizie non vere e creare una situazione che ha scatenato contro di me una valanga di insulti a volte sfociati in minacce. Sono state registrati dei messaggi vocali dove si dicono solo bugie e mi accusano di aver diffuso il virus a Lamezia». E ancora: «Oltre ai miei familiari non ho frequentato alcun parente e ho seguito il protocollo previsto dalla legge da quando sono tornato da Bergamo».

«Hanno detto di me le cose più brutte, forse hanno pensato che io fossi senza scrupoli e coscienza, ma non è così, sono un padre di famiglia che non ha messo a rischio nessuno volontariamente che ha avuto, senza sapere come, la sfortuna ad imbattersi in qualcuno che era già malato. Non mi sono nascosto e non sono scappato» rimarca con amarezza». «Che sia chiaro – conclude – io sono in quarantena e non sono andato in giro a divertirmi quando sono tornato da Bergamo. Senza colpe mi sono ammalato e ora mi stanno mettendo alla gogna con una serie di falsità».

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