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Salvatore Aversa e Lucia Precenzano

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Era il 4 gennaio del 1992 quando i due vengono barbaramente aggrediti e trucidati

Lamezia Terme, provincia di Catanzaro, 4 gennaio 1992: in via dei Campioni, una stradina vicino al centro della città, vengono barbaramente aggrediti e trucidati il sovrintendente di polizia Salvatore Aversa e sua moglie Lucia Precenzano.

È così che comincia la lunga e tragica stagione dello stragismo in Italia, proseguita con gli omicidi di Salvo Lima e le stragi di Capaci e Via d’Amelio. Il documentario “La notte di Lamezia: storia di Salvatore Aversa” – che Rai Cultura propone domani alle 22.10 per “Diario Civile”, con un’introduzione del Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti – tenta di ripercorrere, anche grazie alle immagini dell’epoca, la vicenda giudiziaria dell’omicidio Aversa – Precenzano, ma approfondisce anche la drammatica storia criminale del luogo, che affonda le sue radici nel secondo dopoguerra, con i contributi di Walter Aversa, figlio delle vittime, Filippo Veltri, scrittore e giornalista, Marisa Manzini, Procuratore aggiunto al Tribunale di Cosenza, Enzo Ciconte, scrittore e docente di Storia della Criminalità Organizzata, e Danilo Chirico, giovane giornalista calabrese

Un evento talmente forte da scuotere non solo le istituzioni e la cittadinanza, ma l’Italia intera. Lo stesso Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, giunto a Lamezia Terme il giorno dei funerali, arriva a ipotizzare una sospensione dello stato di diritto, per fortuna rimasta tale. Chi, se non la criminalità organizzata del luogo, avrebbe potuto uccidere il superpoliziotto Aversa e la moglie? Serve dunque una risposta immediata e forte da parte della Polizia di Stato e dalle istituzioni, colpite al cuore. Il sovrintendente Salvatore Aversa, come racconta nel documentario Marisa Manzini “era un funzionario che svolgeva il suo lavoro per strada, che conosceva le persone, aveva un contatto diretto con i delinquenti locali; […]era un periodo quello di Aversa, in cui bisognava lavorare mettendoci la faccia”. 

Ma purtroppo il territorio in cui Salvatore Aversa si trova a svolgere le sue indagini era, ed è ancora, fortemente macchiato dalla presenza delle famiglie di ‘ndrangheta locali. La risposta da parte dello Stato arriva, quando dopo appena un mese, una super testimone, Rosetta Cerminara, decide di raccontare ciò che ha visto. Ma dopo il rapido susseguirsi dei primi arresti e di elogi alla giovane donna lametina, da ogni parte del mondo, neppure nelle sue dichiarazioni vi sarà giustizia per il poliziotto Aversa e la moglie: la sua è una falsa testimonianza e i veri colpevoli, saranno incriminati solo nel 2004.

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