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Una mensa scolastica

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CATANZARO – Costi ridotti per la mensa, ma sono troppo pochi i posti per gli alunni. E’ questa la fotografia della Calabria che emerge dal Dossier di Cittadinanzattiva “Servizi in…Comune. Tariffe e qualità di nidi e mense”, presentato oggi. 

I costi per la mensa

Una famiglia media italiana, con un bimbo al nido e un altro alla materna o primaria, spende al mese 382 euro, precisamente 300 euro per la retta dell’asilo e 82 euro circa per la mensa. Le tariffe restano sostanzialmente stabili a livello nazionale per gli asili nido, in leggera crescita per le mense scolastiche (+0,7% nell’infanzia, +1,4% nella primaria).

A pesare sono soprattutto le differenze regionali e fra i singoli capoluoghi di provincia: per i nidi si va dai 100 euro al mese di Catanzaro ai 515 euro di Lecco; per la mensa scolastica dai 32 di Barletta ai 128 euro di Livorno. Il Sud, virtuoso sui costi, pecca però sulla disponibilità di posti all’asili nido e sulla carenza del servizio di ristorazione scolastica. 

La copertura dei nidi sulla potenziale utenza è solo dell’11,2%, rispetto alla media nazionale del 21,7%; in sette regioni del Sud e delle isole, più dei due terzi dei bambini non usufruisce del servizio mensa.

In media al mese una famiglia lucana, con un bimbo al nido e un altro alla materna o primaria, spende 451 euro rispetto ai 382 della media nazionale, «precisamente 359 per la retta dell’asilo e 92 circa per la mensa». Le tariffe – emerge dal Dossier di Cittadindanzattiva – restano «invariate rispetto all’anno precedente, ma a pesare, come nel resto del Paese, sono soprattutto le differenze fra i singoli capoluoghi di provincia: per il nido si va dai 390 al mese di Matera ai 327 di Potenza». 

Pochi posti in Calabria

La copertura media nazionale dei nidi sulla fascia di età 0-2 anni è del 21,7%, al Centro il primato positivo con una copertura del 30,2%, seguito dal Nord Est (28,1%), Nord Ovest (24,2%), fanalino di coda Sud e isole all’11,2%.

Sebbene ci sia stato un aumento del 50% di posti disponibili nel 2016 (315.683) rispetto al 2008 (210.541), siamo ancora lontani dall’obiettivo di copertura del 33% indicato dall’Unione europea; le uniche regioni a superare tale soglia sono la Valle D’Aosta, l’Umbria, l’Emilia Romagna e la Toscana. Il primato negativo va invece alla Campania e alla Calabria, dove non si raggiunge nemmeno la soglia del 10% di copertura della potenziale utenza. Si attesta invece intorno agli 82 euro la tariffa media nazionale per il servizio mensa nella scuola dell’infanzia o primaria.

In entrambe si registra un aumento rispetto al 2017/18, dello 0,7% nel primo caso e dell’1,4% nel secondo. La mensa costa di più alle famiglie dell’Emilia Romagna che spendono mensilmente 104,10 euro; nella scuola dell’infanzia le famiglie meno tartassate sono quelle sarde con una spesa media per la mensa di 64,70 euro e nella scuola primaria le pugliesi con 67,40€. L’aumento più rilevante (+11,5%) si registra nel servizio di ristorazione scolastica dell’Umbria, il maggior decremento invece in Sicilia (-7% per la mensa dell’infanzia e -2,7% per quella della primaria). Diminuisce il costo anche in Liguria (-3,2% in entrambi i cicli). Cittadinanzattiva chiede che così come avviene per i pasti erogati all’interno delle strutture ospedaliere, il servizio mensa rientri nei livelli essenziali delle prestazioni, e dunque venga erogato gratuitamente, che sia impedita l’esclusione dal servizio mensa (vedi caso Lodi) per qualsivoglia motivo, di natura sociale, religiosa, economica. Nello stesso tempo chiede che si sanzionino i genitori che ‘furbescamentè evadono il pagamento della retta.

Ai bambini piace la mensa

Il 57% dei bambini che mangia a mensa lo fa con piacere, soprattutto perché può stare insieme ai compagni (90%). Secondo il dossier, tra i bambini che non amano mangiare a scuola, il motivo per due su tre è la monotonia del cibo, per circa la metà la scarsità delle porzioni, per uno su quattro la fretta con cui bisogna mangiare e l’ambiente poco confortevole e colorato.

L’indagine ha riguardato 51 scuole di 12 regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria); 598 gli intervistati fra bambini, docenti, genitori e rappresentanti della Commissione mensa. Un bambino e un docente su cinque conferma la presenza di alcuni compagni che portano il pasto da casa che viene consumato in un tavolo separato nella stessa mensa, o nell’aula in cui si fa lezione.

Solo il 14% dei bambini dice di mangiare tutto a mensa, il 35% di mangiare solo alcuni cibi, in particolare dolci e gelato (77%), pizza (75%), carne (63%), frutta fresca (58%), pasta al pomodoro (50%). Fra i cibi meno graditi, verdure cotte e minestre (rifiutati da due terzi dei bambini), pesce (sgradito al 58%), pasta in bianco (44%). Per l’81% dei genitori il menù è vario e rispetta la stagionalità dei prodotti. Rispetto alle quantità, il 65% ritiene che le porzioni siano equilibrate e l’83% che i propri figli mangino volentieri a mensa. Più della metà (58%) non sa se a mensa vengono serviti prodotti biologici.

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