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Il maestro Michele Sangineto

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CATANZARO – Una mostra per ricreare ed esporre gli strumenti ideati da Leonardo Da Vinci. È stata inaugurata a Catanzaro, nei locali dell’ex Stac, la mostra “Leonardo Da Vinci: Gli strumenti di un genio”, promossa dalla Rete museale regionale “Asarp”, in occasione delle celebrazioni ufficiali del cinquecentenario della morte di Leonardo.

Si tratta di una serie di strumenti musicali realizzati dal maestro liutaio ebanista Michele Sangineto, presente all’inaugurazione, che li ha creati basandosi sugli antichi bozzetti pensati e disegnati da Leonardo e contenuti nel Codice Atlantico e in quello di Madrid. Così dai disegni sono stati creati veri e propri strumenti perfettamente funzionanti utilizzati anche dai figli di Sangineto nei loro spettacoli musicali, come l’Organo di Carta, la Lira da braccio, la Viola organista e la Pira a vento continuo.

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Tutte macchine disegnate da Leonardo e che in base ai suoi appunti l’artista calabrese, emigrato 45 anni fa per insegnare in un istituto d’arte a Monza, oggi realizza e porta in tutto il mondo per esporli in musei come gli Uffizi di Firenze.

«Ero già un insegnante – ha spiegato Sangineto – ma volevo fare il liutaio, senza sostituirmi al lavoro altrui, per questo ho scelto di realizzare strumenti antichi partendo dal mio mondo, quello della storia dell’arte. Sapevo che spesso i pittori prima di realizzare in un dipinto uno strumento, lo costruivano e quindi ho deciso di cimentarmi in questo, convinto che se non si guarda indietro nel tempo per cercare di capire come il pubblico di quel periodo veniva intrattenuto, perderemo l’opportunità di essere affascinati da oggetti di ineguagliabile bellezza che hanno ancora molto da comunicare e trasmettere ai cuori più sensibili e alle anime più curiose».

L’esposizione, infatti, curata da Sergio Basile, con il patrocinio dell’assessorato comunale alla Cultura, è composta anche da numerosi altri strumenti prodotti da Sangineto, ripresi proprio da molte opere d’arte come il quadro di Piero di Cosimo dal titolo “La liberazione di Andromeda” che si trova agli Uffizi di Firenze, dal quale ha creato un Tamburin de Béarn, un tamburo a corde percosse, unito ad un flauto chiamato galoubet.

L’obiettivo della mostra, che è allestita per la prima volta integralmente, «è quello – ha sostenuto Basile – di una sintesi tra musica e pittura. Tentar di ridonare splendore ai grandi fasti dell’Antica Liuteria Italiana, medievale e rinascimentale, celebrando nel contempo le lodi del genio vinciano che parlava degli strumenti musicali come la raffigurazione dell’invisibile, cioè la musica, e di altri artisti di punta nel panorama italiano e internazionale, da Gaudenzio Ferrari a Piero di Cosimo, da Giorgione a Filippino Lippi, da Simone Martini a Jan van Eyck».

La mostra, che sarà esposta anche in altre province, già certe Cosenza, Reggio Calabria e Palermo, era presente il giornalista Tito Saffioti, specializzato in studi folklorici e medievistici, che ha illustrato come gli strumenti fossero utilizzati dalle figure specializzate dell’epoca, tracciando la differenza tra «trovatore, giullare e buffone».

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