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Il capitano di Vascello Massimiliano Siragusa

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Dallo scorso 18 settembre è il nuovo comandante del veliero più affascinante al mondo, considerato un vero e proprio gioiello italiano apprezzato a livello internazionale: l’Amerigo Vespucci. Lui è il capitano di vascello Massimiliano Siragusa, 48 anni, originario di Rapallo, residente a Padova, ma con un particolare legame con la Calabria, regione di origine della moglie e luogo prescelto per trascorrere molte delle vacanze estive di famiglia.

Il comando della nave italiana per eccellenza è arrivato il 18 settembre scorso, con il passaggio di consegne svolto a Taranto con il capitano di vascello Gianfranco Bacchi. Con la moglie Rossella Costantino condivide la passione per la Marina Militare, di cui la donna è stata ufficiale medico per quattordici anni prima di essere assunta dall’Azienda sanitaria di Padova. Sposato e padre di tre bambini (Francesco 13 anni, Gabriel 11 e Bernadette di 8), tra i suoi sogni c’è quello di guidare la Vespucci nel giro del mondo che era stato programmato e rinviato a causa del Covid-19.

Abbiamo raggiunto al telefono il capitano Siragusa pochi giorni dopo il suo passaggio in Calabria, prima tappa da comandante della Vespucci, per partecipare alle iniziative in programma con l’avvio dell’anno scolastico nella regione, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Capitano Siragusa, cosa si prova al comando della Amerigo Vespucci, il veliero più apprezzato e ammirato al mondo?

«E’ un grande onore, che implica grandi responsabilità: si è custodi di una tradizione iniziata 90 anni fa con il varo della nave avvenuto il 22 febbraio 1931, presso i cantieri di Castellammare di Stabia. E’ una tradizione che va conservata, va integrata con l’innovazione tecnologica, va messa a disposizione degli allievi ufficiali, che a bordo ricevono ogni anno il “battesimo del mare” al termine del loro primo anno di studi in Accademia Navale, con una campagna di istruzione di circa 3 mesi».

L’addestramento del personale è alla base delle attività della Vespucci, quindi il rapporto con i giovani è tra i suoi primi impegni. Cosa si sente di dire a chi vorrebbe avvicinarsi al mondo della Marina Militare?

«Mi sento di dire che la Marina Militare rappresenta una straordinaria opportunità d’investimento personale per i giovani di oggi, che hanno l’opportunità di diventare veri professionisti scegliendo tra il mare di opportunità che vengono offerte dalla Forza Armata. L’Accademia Navale e gli Istituti di formazione per i sottufficiali propongono percorsi di studio in varie discipline e sono convenzionati con alcune tra le migliori Università del nostro Paese. Il vero punto di forza di questi percorsi è quello di unire alle conoscenze teoriche tantissime attività che sviluppano le competenze gestionali: le campagne di istruzione su Nave Vespucci ne sono un esempio. Si viene spinti a fare molte attività diversificate in un tempo determinato, stimolando la capacità di organizzarsi, lavorare in gruppo, comunicare efficacemente. C’è la certezza di una progressione di carriera che premia il merito e l’iniziativa».

C’è un momento particolare della sua giornata in cui sente ancora più forte l’onore e l’onere di “guidare” questo storico veliero?

«In navigazione mi piace spendere qualche minuto alla sera per parlare all’equipaggio attraverso il canale di comunicazione interno che si sente in ogni locale della nave, facendo una sintesi di quello che è stato fatto durante il giorno e aggiungendo mie considerazioni personali, allo stesso tempo parlo del programma del giorno successivo e cerco le parole giuste per motivare a impegnarsi. Ecco, preparare questo discorso mi mette sempre una certa tensione, cerco le parole giuste e le peso una per una, in modo da risultare stimolante e mai eccessivamente critico se non sono soddisfatto. Non è una cosa dovuta e mi costa molte energie mentali, però so che viene apprezzato e ogni giorno mi confronto con il foglio bianco sentendo sulle mie spalle onori e oneri».

Quando ha saputo di questo prestigioso incarico?

«Il 17 marzo di quest’anno, ho ricevuto una lettera di designazione dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, che mi è stata anticipata telefonicamente dal mio referente presso l’Ufficio personale in orario serale, per questo lo ricordo bene».

Il momento più difficile della sua carriera?

«Deve ancora arrivare… sarà quando raggiungerò i limiti di età e dovrò lasciare il servizio attivo. Mi intristisco ogni volta che preparo un discorso per salutare qualcuno che va in pensione. Questo non è un semplice mestiere, è una scelta di vita che si basa su etica, fedeltà, disciplina e onore. Sono cose che si respirano a bordo di una nave della Marina Militare ma non si trovano così frequentemente altrove».

La sua è una vita, comunque, complessa. Quanto tempo riesce a trascorrere con la sua famiglia?

«Sono sposato da 14 anni e mia moglie è una santa, non solo perché è un medico in epoca Covid. Il mio profilo di carriera e le mie propensioni professionali mi hanno portato a stare 19 anni su 30 di servizio a bordo delle navi, con un buon numero di giorni di ferie ma molta difficoltà nel programmarli, perché si è spesso “pronti a partire”. Abbiamo tre figli e fino al 2018 mi hanno seguito nei trasferimenti, cambiando casa in media ogni due anni. Poi per ragioni professionali di mia moglie abbiamo scelto di fermarci a Padova, per qualche anno ho lavorato a Venezia nell’Istituto di Studi Militari Marittimi occupandomi di formazione avanzata post universitaria, ma Nave Vespucci è di stanza a La Spezia, pertanto nei prossimi mesi vedrò la famiglia solo nei fine settimana. Parlando di bambini, nel 2007 Nave Vespucci è stata nominata ambasciatrice Unicef, affidandole un messaggio di pace, convivenza e rispetto reciproco da trasmettere ai giovani e diffondere nel mondo».

Lei è un ligure, ma c’è nella sua vita tanta Calabria. E’ sposato con una calabrese ed e proprio in questa regione che trascorre spesso le sue vacanze. Che effetto le ha fatto, pochi giorni fa, in occasione dell’iniziativa sulla scuola del Presidente Mattarella, attraversare i mari calabresi (GUARDA LE FOTO) al comando della Vespucci, passando anche davanti le spiagge che lei frequenta in vacanza?

«Sono nato in Liguria, da un papà di origini siciliane e una mamma di origini abruzzesi, ho trascorso a Roma gran parte dell’infanzia e da quando, a 18 anni, ho vinto il concorso in Accademia ho girato per l’Italia e il mondo. Poi, per completare il mio puzzle italico, mi sono innamorato di una calabrese e Sellia Marina è diventata una tappa fissa delle nostre estati. A vederle dal mare le coste italiane sono ancora più belle, soprattutto quelle che si conoscono meglio. Dovremmo prendercene più cura per lasciarle intatte o magari ancora più pulite ai nostri figli. Viviamo in quello che è definito il “blue century”, il secolo blu, il mare rappresenta una cornucopia di risorse che vanno conosciute e protette. A tal proposito mi fa piacere ricordare che il 22 giugno scorso, a Montecarlo, Nave Vespucci ha ricevuto dall’Unesco il vessillo della “Un decade for sustainable development (2021-2030)”, come riconoscimento per l’impegno nella salvaguardia della salute dei mari e dell’ambiente. Si tratta di una iniziativa un che vuole indirizzare comunità scientifica, governi e società civile verso un programma comune di ricerca e innovazione tecnologica sostenibile». (AGI)

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