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Il “Gran Caffè Serrao”

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CATANZARO – Oltre 120 anni storia, due quelli trascorsi con quelle saracinesche tristemente abbassate che, di colpo, fecero apparire più vuoto e più triste il “corso” della città capoluogo. Ora un nuovo inizio. Lo storico “Caffè Imperiale” di Catanzaro riapre i battenti domani grazie all’impegno e all’intraprendenza dell’imprenditore Francesco Chirillo il quale ha deciso di investire su quello che da sempre è “il bar” per antonomasia della città restituendole un pezzo importante della sua storia.

LA STORIA DEL CAFFÉ A CATANZARO

Una storia iniziata nel lontano 1892, anno in cui per mano di Giuseppe Serrao apre il “Gran Caffè Serrao” che fin da subito iniziò a rappresentare il punto nevralgico di una città che, all’epoca del Patari, viveva la trasformazione da grosso e sporco paese in cittadina pulita e graziosa.

I catanzaresi iniziarono ad affollare ad ogni ora quei tavolini all’aperto che fecero accomodare, negli anni, nomi illustri come il tenore Enrico Caruso e lo scrittore George Gissing, che soggiornò nel 1897 a Catanzaro nell’Albergo Centrale di Coriolano Paparazzo (cognome diventato celebre grazie al film “La dolce vita” di Federico Fellini).

Proprio il letterato e viaggiatore inglese, nel suo diario, volle descrivere le ore del té nel cuore di Catanzaro. All’epoca le notizie arrivavano con le gazzette, il caffè era un luogo di cultura in cui discutere e dibattere di problemi cittadini e il tono delle conversazioni, come sottolineato da Gissing, “era incompatibilmente più elevato di quello che dominerebbe in un gruppo di provinciali inglesi”.

All’epoca della seta, produzione che portava lontano il nome di Catanzaro, nei periodi festivi il bar era solito offrire gratuitamente consumazioni a tutti. Grande specialità “l’amaro Cicerone”, ricetta esclusiva del “Gran Caffè Serrao”, disponibile fino alla chiusura di due anni fa. Si tratta di un liquore aromatico prodotto seguendo le indicazioni raccolte nei manoscritti degli antenati maestri di scienze chimiche. L’amaro sembrava, infatti, curasse diversi mali ed era ricavato da alcune erbe raccolte nelle amene campagne di Filadelfia, da dove provenivano i Serrao, e in particolare dai luoghi vicini al rifugio di Cicerone, da qui il nome.

Nel 1933, quando ancora la crisi del 1929 portava gli strascichi, il gran caffè Serrao fu ceduto a Francesco Colacino. Ed in quegli anni l’edificio progettato da Vincenzo de Grazia fece da sfondo alle esibizioni di orchestre come la Monizza, di noti voci come quella di Manlio Ferri mentre il corso rappresentava il salotto buono della città. Subito dopo la guerra d’Africa il Gran Caffè Serrao diventava quello che è stato poi conosciuto fino ai giorni nostri: il Caffè Imperiale.

LA CHIUSURA DEL CAFFÉ IMPERIALE

Con un balzo di oltre otto decenni (durante i quali, il bar continuò a essere uno dei punti di ritrovo principali per i catanzaresi giovani e meno giovani) arriviamo nell’estate del 2019, quando si iniziò a rumoreggiare per la chiusura dell’attività. Un’eventualità che si concretizzò nel successivo mese di novembre quando la famiglia Serraino-Gallo, che aveva gestito il bar negli ultimi 25 anni, ha riconsegnato le chiavi alla proprietà, mettendo così fine ad una storia imprenditoriale lunga 127 anni.

Un colpo al cuore per i catanzaresi che rimasero increduli nel vedere le luci spente e le saracinesche abbassate, del caffè più antico di Catanzaro e simbolo di un’epoca d’oro.

UN NUOVO INIZIO

Il nuovo Caffè Imperiale

A novembre del 2020, però, la notizia di una possibile riapertura del bar fa subito il giro della città e del web. Qualche giorno ancora ed è l’imprenditore Francesco Chirillo a dare l’annuncio del suo importante investimento.

Dopo due anni dalla sua chiusura l’Imperiale si appresta così a riaprire i suoi locali. Con tanta innovazione, altrettante iniziative in programma e con l’intento di ritornare a essere quello che è sempre stato: il centro del centro di Catanzaro.

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