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Valentina Trapletti

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“VALENTINA fatti e facci onore… sims cu’ ttija e simu calabrisi veri”. Un’ondata di entusiasmo sta attraversando la Calabria intera per il caporal maggiore capo Valentina Trapletti, soprannominata la “libellula”, un’atleta che a Cenadi, in provincia di Catanzaro, dove è nata sua madre, Teresa Vespier, conoscono molto bene e che domani rappresenterà l’Italia nella venti chilometri di marcia femminile, alle Olimpiadi di Tokyo.

“Io sono di Cenadi, un paese vicino Chiaravalle – spiega Teresa – e le mie figlie Elisa e Valentina seppur nate a Milano dove io mi sono trasferita con la mia famiglia, da giugno a settembre stavano sempre a Cenadi. Per questo le ragazze si sono sempre considerate calabresi a tutti gli effetti. Valentina, 36 anni, vanta sedici presenze in Nazionale. Ha iniziato la sua attività sportiva nel 1998 al Cus Milano sotto la guida di Enzo Fiorillo e a partire dal 2003, in due anni, ha conquistato quattro titoli italiani. Nel 2005 l’Esercito italiano l’ha voluta nella sua squadra sportiva e agli Europei di Berlino del 2018, è scesa per la prima volta sotto l’ora e mezza nella 20 chilometri. L’anno dopo ai mondiali di Doha, negli Emirati Arabi, ha dato prova di grande tenacia e resistenza sportiva.

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“In questi giorni le sto stando molto vicino – spiega Teresa – è molto tesa e più si avvicina il giorno della marcia e più, chiaramente, si sente agitata. Ma io cerco di rassicurarla, lei ha veramente lavorato tanto e di certo riuscirà a fare la sua parte. Solo il fatto che lei sia a Tokyo per noi equivale già a un podio, e lei lo sa bene”.

Valentina, laureata in Scienze del Turismo e Comunità locale con una tesi sulle Olimpiadi antiche e moderne, e una grande passione per il cinema, è arrivata a Tokyo con “molta emozione, orgoglio, onore e fierezza”, scrive, e soprattutto per coronare un sogno che ha sin da quando, ancora ragazzina, scelse la marcia, come percorso ideale di crescita e realizzazione sportiva. Una storia lunga e lontana nel tempo la sua, nata in una piccola lingua di terra che dal versante Jonico delle Serre si snoda lungo le pendici della Serralta di San Vito fino ad arrivare nell’alto bacino del torrente Soverato.

“Mio padre Giovanni Vespier – racconta Teresa – il cui cognome è sicuramente di derivazione francese, emigrò a Milano nel 1948, come tanti altri ragazzi del paese, per fare dei lavori stagionali. Il genitore era un contadino e lui non voleva assolutamente rimanere a Cenadi per lavorare la terra, così raggiunse la Lombardia e a Pero venne scelto dall’impresa edile Magnoli per fare il muratore. In seguito la stessa ditta lo impiegò come magazziniere ma mio padre poco tempo dopo trovò un’occupazione migliore all’Istituto farmaceutico De Angeli e vi rimase per tredici anni. Nel 1968, a soli 42 anni, papà fu investito e da quel momento in poi non potè più lavorare. Intanto Domenico, il mio fratello gemello, si era già trasferito a Milano per motivi di studio e il resto della famiglia, mia madre Caterina Montesano, mio fratello Pasquale e io, eravamo rimasti a Cenadi con i miei nonni che non volevano assolutamente lasciare la loro terra”.

Teresa dopo aver conseguito il diploma magistrale all’Istituto S. Maria ausiliatrice di Soverato, nel 1970 si trasferì a Milano per studiare Lingue alla Cattolica. Ma le condizioni del padre non le consentirono di portare avanti i suoi progetti e così si dedicò all’insegnamento. Presto tutta la famiglia Vespier, in seguito a uno smottamento che interessò molte casi di Cenadi, si trasferì in Lombardia e Teresa conobbe il suo futuro marito, il litografo di Magenta Riccardo Trapelli. “Tra Elisa e Valentina ci sono soltanto tre anni di differenza – spiega Teresa – la prima ha sempre avuto una grande sete di conoscenza, mentre Valentina è sempre stata più creativa e ha sempre considerato la sorella un mito. Per questo, da quando erano piccole, qualunque cosa facesse l’una, doveva farla necessariamente anche l’altra. Elisa volle iscriversi a danza e Valentina la seguì subito dopo. Tutto doveva essere fatto con equilibrio e massima attenzione perché Valentina se la prendeva per niente ed era ben evidente che voleva somigliare a quella sorella maggiore che ammirava intimamente. Entrambe studiarono anche pianoforte e fecero altri sport. Valentina durante l’intervallo scolastico amava giocare a calcio con i suoi compagni e accarezzò persino l’idea di praticare il miniwolley. L’atletica si affacciò nelle nostre vite per puro caso: parlando casualmente con alcuni amici scoprimmo che loro portavano i figli a fare corsa campestre perché così avrebbero potuto passare del tempo all’aria aperta. Mio marito e io decidemmo di seguire il loro esempio e le nostre figlie cominciarono a correre. Valentina poi, che è sempre stata magrolina, di certo avrebbe potuto trarre molti benefici da quell’attività fisica”.

E poi ci pensò “Zigo Zago” a fare il resto. Il cartone animato che aveva come protagonista il vermetto filiforme capace di sedurre i bambini attraverso il suo movimento sinuoso, colpì profondamente Valentina. Anche lei voleva camminare come Zigo e l’unica disciplina che le avrebbe consentito di imitarlo era proprio la marcia. La decisione fu presa e da quel momento in poi iniziò la sua vera storia sportiva costellata da momenti anche molti difficili. Fatica e sudore non l’hanno mai spaventata ma dietro un atleta c’è sempre una storia di grandi sacrifici personali e rinunce, tante. Valentina poi, è sempre stata una persona particolarmente sensibile e il mondo dello sport che conta, non è facile. Bisogna essere capaci di accettare le sconfitte e qualche volta subire anche delle piccole ingiustizie.

“Per queste Olimpiadi Valentina ha lavorato veramente molto – spiega Teresa -. E lo ha fatto sempre con il cuore oltre che con la testa. Lei è partita per il Giappone il 26 luglio scorso e io prima di lasciarla andare, come faccio sempre quando deve partecipare a una competizione, le canto una canzoncina che spero le porti bene e che finisce così: “Ritorna vincitor”, e lei sorride ogni volta. Spesso, a dire il vero, è tornata veramente a casa da vincitrice ma ora non sappiamo come andrà e non vogliamo azzardare nessun pronostico. Qualunque sarà il risultato, comunque, noi sappiamo che sta per realizzare un suo antico sogno. Faceva ancora la terza media quando un giorno mi disse: ”Sai mamma, io un giorno andrò alle Olimpiadi”, e quel giorno è veramente arrivato”.

Teresa ogni estate portava le sue figlie a Cenadi per le vacanze e Valentina non interrompeva mai i suoi allenamenti. In paese la conoscevano tutti e la vedevano ogni giorno marciare per boschi e sentieri. Qualche volta le è capitato anche di trovarsi faccia a faccia con dei cinghiali e per lei che teme anche la presenza di un cane, non sarà stato facile mantenere la sua abituale concentrazione.

Tutta la Calabria intera domani sosterrà la sua atleta, la libellula di Cenadi, che tenterà di “ritornar vincitore”, come le canta mamma Teresa. “Forza Valentina, fai vedere di che pasta sono fatti i calabresi”, le scrivono i suoi sostenitori su Facebook, che la definiscono già “Orgoglio della nostra amata terra”.

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