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COSENZA – Hanno dovuto attendere un po’ di tempo, ma alla fine la verità è venuta a galla. Loro con la vicenda degli esami falsi dell’Unical non c’entrano nulla. Si tratta di tredici studenti, parte dei quali ora laureati, che hanno frequentato la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Unical e che sono rimasti coinvolti nell’inchiesta “Centodieci e lode” aperta dalle procure di Cosenza e Catanzaro. Il gip del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, ha definitivamente archiviato la loro posizione, accogliendo del resto la richiesta che era stata avanzata lo scorso mese di gennaio dagli stessi rappresentanti della pubblica accusa, ossia il pm Antonio Bruno Tridico (della Procura di Cosenza) e il pm Alessia Miele (della Procura di Catanzaro). 

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I NOMI DELLE PERSONE SCAGIONATE – I relativi decreti sono stati notificati in questi ultimi giorni ai diretti interessati. Le posizioni archiviate sono quelle di Carmelo Viapiana, 29 anni di Dipignano, Luisa Manieri, 29 di Rende, Antonio Amelio, 30 di Simeri Crichi, Pietro Garofalo, 28 anni di Cosenza, Francesca Scerbo, 27 di Marcellinara, Roberta De Francesco, 28 anni di Marano Marchesato, Maria Gallo, 28 di Rende, Francesca Puteri, 31 di Lamezia Terme, Maria Pignataro, 29 di Cetraro, Marco Ferrari, 34 di Cosenza, Sergio Tranchino, 27 anni di Tortora Marina, Roberto Marino, 29 di Cirò Marina, e di Concetta Angiolini, 29 anni di Taurianova. Il gip ha archiviato “per infondatezza della notizia reato”. Non è cioè vero, per come era stato originariamente ipotizzato, che parte degli esami inseriti nei rispettivi piani di studio erano falsi. Si sospettava cioè che – tra il 2004 e il 2011 –  gli indagati avessero falsificato gli statini con l’aiuto di segretari compiacenti. I loro avvocati avevano avviato delle indagini difensive e alla fine hanno trovato gli statini negli uffici di segreteria, attestanti il regolare svolgimento degli esami. Nessun falso. Da qui la richiesta di archiviazione, avvallata dalla stessa procura e accolta dal gip Mellace.  E così per i tredici l’incubo è finito. 

ALTRI 61 RESTANO SOTTO ACCUSA – «E’ stata resa finalmente giustizia – ha commentato a caldo l’avvocato Eugenio Spadafora, difensore di Viapiana – a un ragazzo che si è sempre distinto per onestà e dedizione allo studio. Ha dovuto subire il frettoloso e negativo giudizio della massa, ma la verità è venuta fuori e la sua innocenza è stata ampiamente dimostrata». La posizione dei tredici era stata stralciata lo scorso gennaio dal resto degli indagati (61 in tutto) per i quali gli stessi pm Tridico e Miele avevano chiesto il rinvio a giudizio. Fra una settimana avrà ufficialmente inizio (e dopo lo slittamento  dello scorso 21 maggio per difetti di notifica) l’udienza preliminare dinanzi al gup del tribunale di Catanzaro Giovanna Mastroianni che deciderà se processarli. 

La maggior parte degli indagati  sono dunque studenti, con gli esami contestati che spaziano dal 2004 al 2011.  Alcuni universitari hanno conseguito la laurea e rischiano il ritiro del titolo. Ci sono  anche un docente universitario, ossia il professore Daniele Gambarara, e un paio di noti professionisti, che si sono laureati in età avanzata. Altre tre persone coinvolte hanno patteggiato la pena. 

IL PROF CHE HA FATTO SCATTARE L’INCHIESTA – L’inchiesta “Centodieci e lode” è partita da un sospetto, quello del docente di Storia del Pensiero scientifico Roberto Bondì. Non riconobbe come sua la firma apposta sullo statino attestante il superamento dell’esame. Segnalò la cosa al presidente della Facoltà di Lettere, Perrelli, che a sua volta informò il rettore Latorre. Quest’ultimo – eravamo nella primavera del 2011 – andò in procura a Cosenza e denunciò il fatto al procuratore Dario Granieri, che affidò il caso al pm Antonio Bruno Tridico, magistrato di lungo corso, particolarmente esperto in materia di falsi e frodi. Furono indagate un centinaio di persone, la maggior parte studenti, tutti gravitanti nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Tra questi i tredici ora ritenuti definitivamente estranei alla vicenda. 

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