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Il Maon nel centro storico di Rende

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RENDE (COSENZA) – Con la zona gialla ripartono le attività dei musei ma a Rende non mancano le polemiche. Dopo l’annuncio sulle riaperture del polo museale cittadino (LEGGI) l’amministrazione comunale è stata chiamata in causa sull’assenza nell’elenco delle strutture coinvolte del Maon (Museo d’Arte dell’Otto e Novecento) allocato a palazzo Vitari nel centro storico.

«Per prima cosa – si legge in una nota diffusa dall’assessora alla Cultura del Comune di Rende, Marta Petrusewicz –sgomberiamo il campo dagli equivoci: non abbiamo affatto dimenticato il Maon nel comunicato dell’11 maggio scorso. Non l’abbiamo, infatti, mai dimenticato nelle numerose presentazioni del patrimonio artistico della città. Molto più semplicemente, questa volta non abbiamo ricevuta alcuna informazione sulla sua eventuale riapertura».

«Abbiamo, purtroppo, tutte le ragioni di ritenere che non si tratti di una semplice dimenticanza da parte degli organi dirigenti e/o operativi del Maon e dell’Associazione “Capizzano” – sottolinea Petrusewicz –. Da anni, l’Associazione si “dimentica” regolarmente di informare l’amministrazione comunale delle iniziative programmate, degli orari di apertura, degli eventi speciali. Parimenti, da anni, da parte del Comune, si chiede all’Associazione di rimediare a queste e altre scortesie».

«L’Associazione vuole salvaguardare gelosamente la propria autonomia? Ben venga! Il Maon si sente smarrito dopo la morte del suo fondatore e il suo spiritus movens Tonino Sicoli (LEGGI)? Lo comprendiamo benissimo: Tonino è stato anche per me un amico di lunghissima data. Mettiamo però le cose in chiaro: l’Associazione è ospitata in uno dei palazzi più prestigiosi del Centro Storico, di proprietà comunale, senza corrispondere alcun canone, anzi, per molti anni aveva addirittura usufruito gratuitamente del personale comunale. I finanziamenti che aveva, meritatamente, ottenuto erano stati resi possibili grazie al patrocinio concesso dall’amministrazione comunale, al quale avrebbe dovuto seguire la stipula di una convenzione. Da allora sono passati dieci anni, durante i quali il Comune ha tentato in tutti i modi di dare una veste giuridica a questa strana occupazione, con proposte ripetute di convenzione da stipulare (io stessa ne ho “vissute” almeno sei), innumerevoli incontri con il presidente e i membri del Consiglio d’Amministrazione: tutto invano».

Il sindaco Marcello Manna a tal proposito ha aggiunto: «le convenzioni, come disposto per tutti gli enti pubblici, al loro scadere vanno rifatte. Ci sono norme che non possono essere eluse perché è nel segno della trasparenza che un’amministrazione comunale deve agire affinché i beni della comunità siano salvaguardati e di cui certo non si può disporre a proprio piacimento».

«Parliamoci chiaro – continua l’assessora –: si può davvero immaginare che un ente pubblico possa legittimamente tollerare un comodatario che si rifiuta di legalizzare la concessione gratuità di un bene pubblico? Che si rifiuta di garantirne la fruibilità? Che si rifiuta di comunicare con congruo anticipo allo staff del sindaco gli eventi culturali, artistici ed espositivi in programma? Che rifiuta per anni di trasmettere al comune inventari dei beni, degli oggetti e quant’altro di interesse storico-artistico e culturale, che già sono in parte o debbano diventare patrimonio dell’ente? Che arriva addirittura a cambiare le serrature? Che tiene perpetuamente chiuso l’accesso al Ponte Gallo progettato proprio per unire il Palazzo Vitari al Palazzo Zagarese, il Maon al Museo Civico?».

«Conosco il Maon fin dalla sua nascita nel 2004. Appena nominata assessora – conclude Petrusewicz – in un caldissimo giorno d’agosto 2017, sono andata a trovare Tonino Sicoli al Maon. Affettuoso come sempre, Tonino mi ha prospettato lo sviluppo di una collaborazione fattiva. In questo spirito, gli abbiamo volentieri concesso in prestito (ovviamente, gratuito) opere dei futuristi custoditi al Museo del Presente. Abbiamo fatto di tutto come amministrazione comunale perché questa collaborazione si concretizzasse. Sarebbe davvero un peccato sancirne il fallimento».

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