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CASSANO – Un anno è passato da quando Cassano si è risvegliata con la notizia della scomparsa di tre persone avvenuta il 17 gennaio 2014. Pochi giorni dopo in quel nefasto 19 gennaio, in contrada “Fiego”, all’interno di una Fiat Punto, completamente bruciata, vennero ritrovati i corpi carbonizzati di Nicolas Campolongo “Cocò“, di soli tre anni, di suo nonno Giuseppe Iannicelli, 52 anni, già conosciuto dalle forze dell’ordine, e della compagna di quest’ultimo, la ventisettenne marocchina Ibtissam Touss. La loro scomparsa era diventata un triplice omicidio 

Dalla scoperta di quell’atroce delitto  è trascorso un anno e ancora oggi non si conosco né gli esecutori né i mandanti di quell’orribile massacro, nonostante che il ministro degli Interni, Angelino Alfano, in una visita fatta nella primavera scorsa a Cosenza, aveva assicurato che a giorni si sarebbe fatta luce su questo orribile e raccapricciante fatto di sangue. 

Un fatto di sangue, soprattutto l’omicidio del piccolo Cocò, che ha indotto Papa Francesco, nell’Angelus del 26 gennaio, a voler rivolgere un pensiero, urbi et orbi, al piccolo Cocò. 

Cocò, cosi come la ragazza marocchina, da quanto è emerso dall’esame autoptico, prima di essere carbonizzati sono stati sono stati uccisi con un colpo di pistola sparato in testa, mentre il cinquantaduenne Giuseppe Iannicelli è stato ucciso con due colpi di pistola, uno che lo ha attinto alla fronte e un altro alla testa. 

A un anno da quel terribile giorno, anche l’amministrazione comunale di Cassano, guidata dal sindaco Papasso, non ha dimenticato e chiede che venga fatta giustizia e, soprattutto, che si sappia la verità. Lo fa con un manifesto pubblico fatto affiggere su tutto il territorio comunale. «A gennaio di un anno fa una mano crudele ha distrutto con il fuoco il sorriso e l’infanzia del piccolo Cocò, di appena tre anni, scavando nell’animo della città una profonda ferita, difficilmente rimarginabile e sconvolgendo le coscienze di quanti nel Paese sono sensibili ai valori della vita e della dignità umana. La città di Cassano non ha dimenticato e ancora aspetta giustizia e verità».

Intanto, presso la chiesa di Sant’Agostino la città ha ricordato con una Messa, presieduta da don Marco Mbouiti, il piccolo Cocò e suo nonno Giuseppe Iannicelli, una celebrazione a cui non era presente Antonia Iannicelli, la madre del piccolo Cocò attualmente ai domiciliari che non ha ricevuto il via libera a partecipare da parte della corte d’Appello, e a cui è parsa molto scarsa la partecipazione della città e delle istituzioni.

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