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Il presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza ha scritto al Ministero, ma la difficile interpretazione rischia di paralizzare l’assistenza e intasare i pronto soccorsi

di MASSIMO CLAUSI

COSENZA – Quando la burocrazia si sostituisce al buon senso, soprattutto in campo sanitario, può generare mostri.

E’ il caso delle nuove direttive del Ministero della Salute sull’appropriatezza delle prescrizioni mediche. Una direttiva che sta creando grande imbarazzo fra i medici, che corrono il rischio di ricevere richieste di rimborso per le prescrizioni non appropriate, e anche fra i malati che spesso confondono il rifiuto di una prescrizione col rifiuto di assistenza. La conseguenza più immediata è che i degenti anziché rivolgersi al medico di famiglia si recheranno ad intasare i Pronto Soccorso. Praticamente si rischia che la cura sia più deleteria del male. Il pericolo si presenta maggiormente non tanto per i farmaci, quanto per quegli esami diagnostici che possono essere inappropriati in un caso, ma fondamentali se invece c’è da individuare una patologia precisa.

E’ questa la denuncia del presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, che ieri sul tema ha scritto una lettera ai dirigenti dell’Asp di Cosenza, al Dipartimento regionale della Salute e al Ministero della Salute e dell’Interno.

Secondo Corcioni il problema è legato alle oggettive difficoltà interpretative ed applicative di questa legge perché alla norma non è seguito alcun decreto interpretativo. Un mero elenco non può essere sufficiente. Allora l’appropriatezza rischia di diventare un concetto astratto. Il presidente dei medici cosentini scrive che l’elenco sarebbe dovuto venir fuori quantomeno da un confronto con gli operatori del settore, in modo che questi potessero condividere (e non subire) l’elenco stilato dal ministero. In seconda battuta per Corcioni sarebbe stato utile che all’entrata in vigore della legge fosse seguito anche un decreto interpretativo.

Il problema non riguarda solo la Calabria, ma tutto il Paese. Pare che in alcune regioni si sia deciso di tagliare la testa al toro e non considerare la nuova legge fino a quando non saranno emanate dal ministero direttive chiare.

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