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L’uomo era stato coinvolto nell’inchiesta Acheruntia portata avanti dal pm Bruni. Per gli investigatori era «persona carismatica e risolutrice delle problematiche della cosca»

CATANZARO – Il ministero della Giustizia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. ha disposto l’applicazione del regime detentivo speciale previsto dall’articolo 41 bis, il cosiddetto carcere duro, per Rinaldo Gentile, 56 anni, ritenuto elemento di vertice della cosca Ruà-Lanzino.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta «Acheruntia», condotta dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, Gentile, definito dagli investigatori «persona carismatica e risolutrice delle problematiche della cosca», aveva assunto il ruolo di reggente del clan cosentino.

Secondo quanto si legge nel provvedimento emesso dal ministero della Giustizia, «al momento risultano essere in stato di libertà alcuni esponenti di rilievo della cosca che di conseguenza hanno la possibilità di muoversi agevolmente sul territorio. È evidente – si afferma ancora nel documento – che, permanendo lo stato detentivo ordinario, Gentile può, con relativa semplicità, continuare a svolgere il suo ruolo di capo della pericolosa organizzazione criminale che in lui si riconosce».

Con questo provvedimento salgono a 25 gli esponenti dei clan cosentini sottoposti al regime del carcere duro. Interventi, fanno notare fonti investigative, che stanno interrompendo il flusso comunicativo dei boss detenuti verso l’esterno.

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