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Il procuratore Pierpaolo Bruni

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COSENZA – Militari della guardia di finanza di Paola e di Amantea, sotto la direzione del procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti di sei persone, accusate di avere turbato gare pubbliche, procedimenti di scelta dei contraenti e di tentata concussione.

Le sei misure cautelari personali sono due in carcere e quattro agli arresti domiciliari. Il provvedimento cautelare è stato emesso nei confronti di pubblici amministratori, funzionari, dipendenti e imprenditori a seguito delle indagini sulla gestione di diversi appalti pubblici del Comune di Amantea.

Si tratta, in particolare, dei servizi di derattizzazione e disinfestazione del territorio, dei lavori, servizi di assistenza e manutenzione del porto turistico, del servizio di refezione scolastica e della gestione dei parcheggi. In corso anche numerose perquisizioni nelle provincie di Cosenza e Catanzaro.

Per ciascuna gara pubblica sono stati ricostruiti gli accordi clandestini, le collusioni fra i soggetti pubblici e privati e i mezzi fraudolenti utilizzati per assegnare i lavori ed i servizi da parte del Comune di Amantea, in violazione delle norme contenute nel Codice degli appalti.

Nel corso delle indagini sono emerse anche ipotesi di tentata concussione da parte di un funzionario del Comune, che avrebbe esercitato molte pressioni nei confronti di un’altra dipendente pubblica per favorire, indebitamente, un terzo soggetto. 

In carcere sono finiti Domenico Pileggi, ex funzionario del Comune residente a Lamezia Terme, e l’imprenditore Fabrizio Ruggero, mentre i domiciliari sono stati disposti per l’assessore comunale all’istruzione Emma Pati, per il comandante dei vigili urbani Emilio Caruso, per il vigile urbano Gianni Buzzarelli e per Mario Aloe funzionario del Comune.

 Il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni ha sottolineato: «L’indagine di oggi ha dimostrato che ci sono imprese favorite e questo crea un danno enorme alla società».

«Il danno – ha aggiunto Bruni – fa riferimento a due ordini di motivi: da una parte, infatti, si va a scapito di chi lavora onestamente, che viene ingiustamente penalizzato, e dall’altra perché per le imprese sane non poter lavorare significa dover licenziare e di conseguenza creare disoccupazione e disagio in tante famiglie».

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