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Carabinieri del Ros

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COSENZA – I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso dalla Procura della Repubblica di Cosenza, nei confronti di tre persone. In corso anche perquisizioni domiciliari nei confronti di altre sei persone.

Tutte sono indagate per favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano. L’operazione, inizialmente condotta nei confronti di cittadini marocchini sospettati di essere coinvolti in attività terroristiche, ha documentato l’esistenza di un gruppo criminale composto da italiani e marocchini che, dietro compensi compresi tra i quattromila ed i settemila euro, organizzava matrimoni fittizi tra cittadini extracomunitari e donne italiane, permettendo a questi ultimi di ottenere il permesso di soggiorno provvisorio nonché il rilascio di ulteriore documentazione amministrativa.

La scoperta di sette matrimoni fittizi rappresenta il fulcro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza, diretta da Mario Spagnuolo. A capo dell’organizzazione, che agiva a Cosenza ed in alcuni centri dell’hinterland, ci sarebbe stato un cittadino italiano, con la complicità di due connazionali, che sono le tre persone a carico delle quali é stato eseguito il provvedimento cautelare.

Le persone indagate sono, complessivamente, 13. L’inchiesta che ha portato all’operazione di stamattina é stata coordinata dal Procuratore della Repubblica aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini.

Secondo quanto emerso, costava dai 4.500 ai 6.000 euro combinare un matrimonio che consentisse a cittadini stranieri di acquisire il diritto di rimanere in Italia. Le indagini sono state avviate nell’estate del 2016 dopo le dichiarazioni di un cittadino marocchino riguardo ad un presunto affiliato all’Isis, il quale avrebbe confidato propositi di attentati terroristici da eseguire in Europa e in alcune cittadine del Marocco.

Gli accertamenti svolti sulla base delle notizie fornite dal testimone hanno permesso ai Carabinieri di identificare lo straniero nel cittadino marocchino S.B., domiciliato a Cosenza. Nella seconda metà di agosto 2016, a soli tre giorni dalle attivazioni dei controlli tecnici, il sospettato aveva lasciato l’Italia per recarsi in Marocco dopo aver soggiornato brevemente in altri stati europei.

Il presunto terrorista, insieme al fratello M. B., pure domiciliato a Cosenza, si sarebbe avvalso dei servizi illeciti forniti da un’organizzazione criminale italo-marocchina radicata nella città calabrese, che offriva la possibilità di contrarre matrimoni fittizi con donne italiane al fine di ottenere i documenti necessari per legittimare la presenza dello sposo in Italia e quindi per spostarsi con facilita’ nelle nazioni del “territorio Schengen”.

Il presunto estremista islamico avrebbe a sua volta contratto matrimonio con una cittadina italiana residente a Cosenza ed il fratello con una donna residente a San Fili. Nel corso delle indagini sono state individuate complessivamente 27 persone coinvolte in 7 unioni matrimoniali fittizie, consumate tra luglio 2015 e giugno 2018 tra cittadini italiani ed uomini o donne di nazionalità marocchina presenti illegalmente sul territorio italiano.

Un cittadino italiano residente a Cosenza, L.A., sarebbe stato capo e promotore del gruppo criminale, composto da 6 italiani e 3 marocchini, ciascuno con ruoli diretti ad individuare cittadini extracomunitari bisognosi di ottenere un permesso di soggiorno, fornire loro un supporto logistico, organizzare matrimoni fittizi tra cittadini italiani e cittadini extracomunitari irregolarmente presenti sul territorio nazionale, procurare a questi ultimi un permesso di soggiorno provvisorio e garantire loro tutti i vantaggi derivanti, ottenendone in cambio ingenti somme di denaro, comprese tra 4.500 e 6.000 euro a matrimonio.

L’organizzazione assicurava assistenza e supporto sia nella fase antecedente al momento della celebrazione del matrimonio sia successivamente, adoperandosi affinchè gli interessati potessero ottenere i documenti di identità (carta di identità e codice fiscale) e patente di guida nel territorio europeo. Per uno degli indagati è stato contestato anche lo spaccio di stupefacenti.

Il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, illustrando i particolari dell’operazione, denominata “«San Valentino”, ha detto: «È una storia di miseria che porta alla luce un reato grave. Abbiamo ricostruito sette episodi e l’organizzazione dedita a questo tipo di reato. Le persone venivano captate agendo sulla loro miseria e difficoltà che per trecento euro si prestavano al matrimonio». 

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