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Il presidente Mario Oliverio

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CATANZARO – I rapporti posti alla base dell’operazione “Lande desolate” (LEGGI LA RICOSTRUZIONE) avrebbero evidenziato i caratteri della corruzione, con tutto quello che questo significa. Ne è convinto il il gip distrettuale di Catanzaro Pietro Carè nell’ordinanza emessa nell’inchiesta che ha portato all’obbligo di dimora il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio che, dopo la notifica del provvedimento, ha iniziato lo sciopero della fame (LEGGI). 

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Secondo il gip, dunque, «a margine della, condivisibile, ricostruzione dei fatti operata dal Pm, appare opportuno svolgere alcune considerazioni circa la possibile, ulteriore, qualificazione giuridica delle condotte oggetto di esame. Se difatti, non sembra dubbio che la richiesta avanzata dal presidente Oliverio (con il contributo causale di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio) risponda ad un fine di lotta politica (sebbene di quella più deteriore che si possa immaginare provenire da parlamentari o ex parlamentari della Repubblica), non si può trascurare come essa si inserisca in un rapporto di scambio con il privato Barbieri che appare riduttivo definire clientelare, potendo ben sconfinare nel terreno della corruzione». 

«Si è già detto, infatti – prosegue il gip – della contestualità temporale fra la formalizzazione di questa richiesta per bocca del Presidente e l’esame dei progetti dei nuovi interventi che erano stati anticipati in occasione della visita a Lorica del 26 dicembre 2015 nonché del modo con cui detta richiesta era stata interpretata dal privato (come un ‘ordine tassativò, ossia la necessaria controprestazione per la concessione degli ulteriori finanziamenti richiesti). Va anche evidenziato come la prestazione richiesta a titolo di contraccambio sia solo in apparenza marginale: infatti, in disparte ogni considerazione sull’entità del danno derivante alla cittadinanza dalla ritardata fruizione dell’opera pubblica, il mancato rispetto del termine per la conclusione dei lavori espone il concessionario privato ed il concedente pubblico a gravi conseguenze di natura contrattuale (la doverosa azione di risoluzione o di risarcimento danni da parte della stazione appaltante) o procedurale (il disimpegno dei fondi europei non tempestivamente utilizzati)».

«Dunque – conclude il gip – nel caso in esame, la configurabilità di un patto di scambio non è affatto smentita dalla diversità di ‘costo’ delle due prestazioni, tanto più che quella offerta dalla parte politica, pur se di importo più elevato, era posta a carico della collettività».

Il procuratore capo Nicola Gratteri ha voluto sottolineare «la professionalità del Gip Caré per la serietà e il tecnicismo con cui ha sintetizzato un’indagine che dura da tre anni». Gratteri ha anche reso noto che la Procura valuterà l’ipotesi di ricorrere rispetto alla mancata concessione degli arresti domiciliari al presidente Oliverio.

 

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