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Una discarica

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CARIATI (COSENZA) – In vista dell’ultima, decisiva Conferenza dei Servizi del 24 gennaio 2019, il Comitato Permanente contro la discarica di Scala Coeli, che riunisce associazioni ambientaliste e agricole, movimenti in difesa del territorio, agricoltori, allevatori e liberi cittadini della zona del Basso Ionio cosentino e dell’Alto crotonese, continua la strenua opposizione alla volontà, ormai evidente, della struttura regionale di autorizzare l’ampliamento e torna a far sentire forte la propria voce.

Non è un no a prescindere alla domanda di ampliamento avanzata nel 2016 dalla ditta che ha realizzato l’impianto, la Bieco srl, precisano i componenti del Comitato, ma è una richiesta di rispetto delle regole, fondamentale in uno stato civile.

«Il via libera all’ampliamento della discarica è oramai fatto – afferma il Comitato – nonostante le varie osservazioni presentate da associazioni agricole, privati agricoltori, allevatori, Legambiente e la contrarietà di un intero territorio, manifestata con le delibere dei comuni di Crucoli, Cariati, Terravecchia, Campana e Mandatoriccio». Questa convinzione scaturisce dagli esiti delle due attese Conferenze dei Servizi, che si sono svolte presso la Cittadella regionale il 25 giugno e il 18 dicembre scorsi e che hanno dato una svolta alla situazione.

La Bieco, entro il 4 gennaio, dovrà presentare un nuovo progetto, rimodulato secondo la proposta avanzata nell’ultima Conferenza dal rappresentante ATO (Ambito Territoriale Ottimale) di Cosenza: metà capienza della discarica (600mila mc) non dovrà essere destinata ai rifiuti speciali, ma alla gestione pubblica. Il progetto, così formulato, dovrebbe consentire alla Struttura Tecnica di Valutazione di superare il parere negativo espresso l’8 giugno scorso. La novità ha assestato un duro colpo alle speranze dei componenti del Comitato permanente; da qui la manifestazione del loro totale dissenso verso il procedimento della Conferenza dei Servizi nel cui ambito, dicono tra l’altro, “si raccolgono pareri che rimandano l’espressione di competenza ad altri enti i quali ad oggi non hanno reso le proprie valutazioni, in altri casi non vengono convocati quegli enti preposti alla tutela dei vincoli esistenti e di conseguenza non analizzati”.

La discarica per rifiuti speciali non pericolosi, autorizzata dalla Regione Calabria nel 2010 con una capacità di abbanco di 93mila mc, è ubicata in località Case Pipino, ai confini delle province di Cosenza e Crotone, vicinissima a Cariati, Crucoli, Terravecchia, Umbriatrico, Mandatoriccio.

Con l’ampliamento si prevede un volume di abbanco di 1.172.000 mc, di cui circa la metà andrebbero allo smaltimento derivante dal circuito pubblico dei rifiuti. Queste le criticità che il Comitato Permanente ha rilevato durante i lavori della Conferenza dei Servizi. «Mancano alcuni pareri, come la valutazione della conformità urbanistica del progetto, considerando che la Legge Urbanistica regionale n.19 del 2002 vieta la realizzazione della discarica su terreni in contiguità con altri dove si praticano le coltivazioni biologiche con produzioni agroalimentari certificate».

Manca pure la verifica della conformità urbanistica: dai certificati rilasciati dal Comune di Scala Coeli, i terreni interessati all’ampliamento hanno una destinazione urbanistica agricola e sono vicini alle aziende che praticano il metodo dell’agricoltura biologica. «La Struttura Tecnica di Valutazione, organo del Dipartimento Ambiente, non può non tenere conto delle coltivazioni biologiche presenti», afferma in proposito il Comitato.

C’è anche la questione della viabilità dell’unica strada d’accesso alla discarica, chiusa al transito dalla Provincia di Crotone dal 2015, che dalla SS106 conduce in località Pipino e alla strada comunale Capoferro – Cordarella, una semplice pista sterrata – specifica il Comitato – che attraversa i fossi di scolo e il torrente Patia, inserito nell’elenco delle acque pubbliche e soggetto a tutela paesaggistica. A motivo di ciò, il Comitato chiede alla Regione di convocare in sede di Conferenza anche la Provincia di Crotone e la Soprintendenza per i beni paesaggistici, poiché il Consiglio di Stato (sentenza n.3264 del 27 giugno 2014) ha sancito che le sponde dei fiumi e dei torrenti, per un’estensione di 150 metri, sono tutelate da vincolo paesaggistico. A chiudere il cerchio, manca la valutazione dell’opzione zero, cioè la considerazione delle alternative possibili, compresa quella di non realizzare il progetto.

«Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 6777 del 2018 – conclude il Comitato – ha accolto il ricorso contro una VIA positiva relativa al progetto di ampliamento di una discarica che non indicava le opzioni alternative; la Pubblica Amministrazione, secondo i Giudici, deve fare un bilanciamento degli interessi in gioco, privilegiando la soluzione più funzionale al perseguimento del pubblico interesse».

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