X
<
>

Il sindaco Giacomo de Marco

Condividi:
2 minuti per la lettura

MAIERA’ (COSENZA) – “Affari di famiglia” così la Procura di Paola, coordinata da Pierpaolo Bruni, ha chiamato l’operazione della Guardia di finanza di Scalea che potrebbe essere una naturale prosecuzione di una precedente operazione che vedeva coinvolto indirettamente lo stesso Comune, denominata “Appalto amico”.

Questa mattina, i finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Scalea hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta del procuratore capo della Repubblica, Pierpaolo Bruni, e del Sostituto procuratore, Maria Francesca Cerchiara, con la quale è stata disposta la misura carceraria nei confronti del sindaco di Maierà, Giacomo De Marco, e del figlio Gino.

E’ stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo emesso dalla stessa autorità giudiziaria, avente ad oggetto quote societarie, rapporti finanziari e beni immobili e mobili per un totale di circa 1,5 milioni di euro. Il provvedimento cautelare, personale e reale.

La procura indaga da tempo sulla verifica della liceità degli appalti pubblici. In questo caso si è delineato un quadro indiziario particolarmente grave in ordine a condotte di bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio. Le attività investigative, concentrate sul fallimento di una società riconducibile al sindaco De Marco, sono state condotte attraverso una meticolosa attività di analisi dei bilanci, della documentazione contabile e bancaria ed hanno fatto emergere numerose condotte dolosamente distrattive dei beni aziendali e finalizzate a danneggiare i creditori, tra cui l’Erario ed una società in house della Regione Calabria.

«La condotta che maggiormente descrive la gravità dei comportamenti fraudolenti posti in essere – si apprende – ha riguardato la sottoscrizione di un contratto di affitto di ramo d’azienda tra la società fallita ed un’altra società amministrata dal figlio del sindaco (ma, di fatto, amministrata da quest’ultimo) il cui scopo è stato quello di svuotare la società fallita in danno dei creditori. Il ramo d’azienda, locato per soli € 1.200 all’anno, comprendeva importanti voci del patrimonio sociale, comprese le attestazioni S.O.A. (necessarie per partecipare a gare d’appalto) ed ha consentito alla società del figlio del sindaco di aggiudicarsi numerosi appalti pubblici per importi prossimi a vari milioni di euro. Ed è stata proprio l’aggiudicazione di questi appalti ad aver aggravato il quadro accusatorio, costituendo, l’impiego in attività imprenditoriale di beni di origine illecita, un’ipotesi di autoriciclaggio. Il risultato di questa attività è frutto dell’attenzione che la Procura della Repubblica di Paola ed il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza riservano nei confronti dell’imprenditoria calabrese sana per tutelarla da tutte quelle forme di inquinamento dell’economia che derivano da illeciti arricchimenti».

Il Procuratore della Repubblica di Paola, Pier Paolo Bruni, ha spiegato che «il sindaco è responsabile in qualità di imprenditore, non di amministratore pubblico. L’inchiesta riguarda l’attività professionale del sindaco. Non c’è nessuna contestazione in merito ad irregolarità o illiceità degli appalti comunali». 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE