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Un'operazione congiunta

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CASTROVILLARI (COSENZA) – I carabinieri di Castrovillari, in provincia di Cosenza, la guardia di finanza e la Squadra mobile hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 12 persone, responsabili a vario titolo dei reati di usura, abusiva attività creditizia, estorsione aggravata, illecita detenzione e cessione di armi comuni da sparo ed armi da guerra nonché furto aggravato.

L’operazione, denominata “Pacta sunt servanda”, nasce da una prima denuncia sporta da un imprenditore edile che avevano raccontato di essere stato vittima di pressioni usuraie da parte di un sodalizio che, avente base operativa in Castrovillari, a fronte di un prestito iniziale di circa 30mila euro gli aveva imposto, mediante gravi minacce, la restituzione, nel periodo dal 2012 al 2018, di una somma di oltre 250mila euro in denaro, beni e servizi.

Nel corso delle intercettazioni, oltre a responsabilità per condotte di usura, sono state accertate anche ipotesi delittuose di diversa natura. È stato, infatti, documentato il furto di apparecchiature elettroniche (computer e stampanti) perpetrato da due tra i responsabili delle condotte usurarie, in danno dell’ufficio del giudice di pace di Spezzano Albanese: per tale evento i due autori, colti in flagranza a seguito di un’attività di riscontro appositamente predisposta da militari dell’Arma, sono stati deferiti per furto aggravato, perpetrato utilizzando un automezzo appartenente all’Asp di Cosenza, dove lavora il principale indagato.

L’imprenditore che ha denunciato i suoi aguzzini, nel periodo in cui era stato vittima di usura, aveva subìto atti intimidatori (allo stato rimasti a carico di ignoti) tra cui, in tempi diversi, il rinvenimento di cartucce calibro 38 presso il proprio cantiere, una tanica di benzina e atti intimidatori rivolti a lui ed ai suoi stretti congiunti.

A questa faceva seguito un’altra denuncia sporta da un piccolo commerciante al dettaglio che riferiva di aver ricevuto, in più soluzioni, un prestito complessivo di 2.300 euro a fronte del quale era stato costretto a pagare una quota interessi di circa 5mila euro. Le pretese usuraie sono state interrotte soltanto grazie all’intervento degli inquirenti.

Le indagini, effettuate in stretta sinergia tra tutte le forze dell’ordine, attraverso anche attività di osservazione, pedinamento e controllo dei soggetti sottoposti ad indagini nonché attraverso accertamenti di natura economico, patrimoniale e finanziaria, ha permesso non solo di acquisire importanti elementi di riscontro alle circostanze denunciate dalle due vittime ma anche di individuare una nutrita platea di vittime del giro di usura da parte del gruppo criminale.

L’inchiesta ha portato alla luce gravi elementi indiziari circa un’illegale detenzione di arma comune da sparo e armi da guerra. I due indagati per tale reato, infatti, si erano addirittura adoperati per acquistare alcune armi da un pregiudicato del comprensorio castrovillarese per poi cederle a due soggetti laziali, anche questi ultimi destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere.

La procura ha richiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari, l’emissione di un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 11 soggetti (di cui 7 sottoposti a custodia cautelare in carcere e 4 agli arresti domiciliari).

In aggiunta, nei confronti di 5 indagati ed una società è stato disposto il sequestro preventivo preordinato alla confisca per equivalente, fino alla concorrenza del profitto del reato quantificato a circa 200mila euro.

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