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Un posto di controllo dei carabinieri

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COSENZA – Rocambolesco inseguimento sabato notte in Presila. Rocambolesco e misterioso. Non è ancora chiaro, infatti, il motivo per cui la Golf bianca con a bordo un uomo e una donna, rispettivamente di 30 e 34 anni, entrambi già noti alle cronache, non si sia fermata all’alt dei carabinieri, innescando così una successiva caccia all’uomo protrattasi per più di due ore.

Intorno alle 23 l’auto con a bordo i due cosentini procede sulla Ss 107 in direzione sud quando all’altezza del cimitero, una gazzella dei carabinieri che se ne stava lì acquattata e a fari spenti, intima loro lo stop. Li stavano aspettando? Può darsi, o forse no.

Fatto sta che il conducente della Golf arresta la marcia e sembra disponibile a lasciar perquisire loro il veicolo, ma quando i carabinieri di Cosenza Nord si avvicinano a lui, armi in pugno, opera una rapida retromarcia e fila via a tutto gas.

I militari saltano a bordo e si lanciano all’inseguimento, ma non riusciranno ad acciuffare i due fuggitivi. La coppia, infatti, abbandonerà il veicolo qualche chilometro più in giù, proseguendo la corsa a piedi su un sentiero sterrato.

Anche i carabinieri operano lo stesso percorso, decisi a non mollare: procedono al buio, in aperta campagna, guadano anche un fiumiciattolo, ma senza esito. I due trentenni sono riusciti a far perdere le loro tracce. Le ricerche proseguiranno nelle ore successive, anche dall’alto con l’ausilio di un elicottero.

Nel frattempo, il veicolo abbandonato poco distante rivela in modo inequivocabile l’identità di chi fino a poco prima ne occupava i sedili anteriori, dal momento che nell’abitacolo c’erano ancora i loro effetti personali. I controlli, dunque, si estendono alle rispettive abitazioni, ancora senza esito.

A sbrogliare la matassa, almeno in parte, ci pensano poi i diretti interessati che, in piena notte, si presentano in caserma accompagnati dai loro avvocati di fiducia. Nessuna spiegazione, per ora, sul perché di quella fuga istintiva. Si sono avvalsi entrambi della facoltà di non rispondere, aggiungendo così un’ulteriore sfumatura di grigio a una vicenda già parecchio enigmatica.

Nei loro confronti non è stata emessa alcuna misura cautelare. Sono stati rispediti a casa non prima però di essere avvisati dell’apertura di un’inchiesta a loro carico: l’accusa (provvisoria) sembrerebbe essere quella di resistenza a pubblico ufficiale, ma siamo solo all’inizio di una storia destinata a evolversi.

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