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L'intervento di Enrico Berlinguer al funerale di Giannino Losardo

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CETRARO (CS) – Si è spenta Rosina Gullo, vedova di Giannino Losardo, politico di sinistra, ex segretario capo della Procura della Repubblica di Paola ucciso il 22 giugno del 1980 dalla ‘ndrangheta. La triste notizia ha fatto registrare numerosi interventi di cordoglio.

“L’intera comunità di Cetraro, il Sindaco Ermanno Cennamo, la Giunta ed il Consiglio Comunale – si legge in una comunicazione ufficiale diramata dal Municipio – si uniscono al dolore della famiglia e continueranno a battersi contro i soprusi, la prepotenza delinquenziale e per l’affermazione della legalità”.

Ad annunciare il decesso della vedova Losardo, i due figli Angela e Raffaele, la nuora Raffaella, le adorate nipoti Francesca e Margherita, il nipote Massimo Scarlato. I funerali si svolgeranno domani, alle ore 15, nella chiesa Madre di Fuscaldo paese. La famiglia dispensa dalle visite e ringrazia quanti si uniranno in preghiera. Rosina Gullo era la vedova di Giannino Losardo, ucciso per la sua convinta e determinata lotta alla ‘ndrangheta, ai Muto di Cetraro. 

«Losardo – dichiarò il Pubblico ministero Leonardo Rinella, Pm al processo contro presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio del politico – manifestò, nelle sedi più diverse, la sua costante volontà di opporsi alle attività illecite della malavita locale e di operare contro ogni forma di malgoverno e di collusione tra il potere locale e i gruppi delinquenziali. Combatté a lungo da solo, rischiando di persona, denunciando durante i consigli comunali il malaffare e le connivenze. Il suo coraggio fece paura. E la mafia gli tappò la bocca, organizzando un vile agguato in una calda sera d’estate».

Losardo fu anche sindaco e assessore del Partito Comunista Italiano al comune di Cetraro, oltre che segretario capo della Procura della Repubblica di Paola. Dava fastidio, non aveva paura di nessuno e non si piegava davanti a niente. Venne ucciso la notte del 21 giugno 1980, in località S. Maria di Mare nel Comune di Cetraro. Stava rientrando a casa dopo una seduta del consiglio comunale di Cetraro a bordo della sua auto quando viene affiancato dai Killer, in sella ad una moto, che gli scaricano addosso diversi colpi d’arma da fuoco. Morì a 54 anni, il pomeriggio del giorno seguente presso l’Ospedale di Paola. Per l’efferato delitto viene accusato e rinviato a giudizio Franco Muto, in qualità di mandante, ma la vicenda giudiziaria si conclude con una sentenza definitiva di piena assoluzione.

Il ricordo della parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio

«Si è spenta oggi Rosina Gullo, moglie di Giannino Losardo e madre di Raffaele e Angela. Alla tristezza per la perdita di una persona cara, conosciuta al capezzale di suo marito morente in uno dei momenti più drammatici della storia calabrese e della mia vita in particolare, si aggiunge il rammarico che questa straordinaria donna di Calabria se ne sia andata senza che l’omicidio di Giannino abbia avuto giustizia nelle aule dei tribunali». Ad affermarlo è la parlamentare del Pd, Enza Bruno Bossio.

“L’omicidio Losardo fu per molti di noi, allora giovani dirigenti del Pci – prosegue Bruno Bossio – l’appalesarsi della drammaticità della sfida mafiosa non solo allo Stato e alle sue istituzioni democratiche ma anche allo stesso Pci che in quegli anni in Calabria si presentava come la punta più avanzata della lotta alla criminalità organizzata. Ricordo la straordinaria manifestazione con Enrico Berlinguer e Pio La Torre a Cetraro. Ricordo l’avvio del processo dove, per la prima volta nella storia della giurisprudenza italiana, un partito politico si costituì parte civile con le facilmente comprensibili conseguenze di esposizione dei propri dirigenti e militanti alle “attenzioni” dei poteri criminali».

«Ma la famiglia Losardo e tanti, dentro e fuori Cetraro – sostiene ancora la parlamentare Pd – hanno inteso continuare questo impegno civile per quei valori che valsero il sacrificio di Giannino. Ai figli, alla famiglia tutta e alle comunità di Cetraro e Fuscaldo possiamo solo dire che quel sacrificio non è stato vano e continueremo a batterci contro la prepotenza mafiosa e per l’affermazione della giustizia e dello Stato di diritto».

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