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Un momento della manifestazione

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RENDE (COSENZA) – La giornata dei test di medicina si apre tra le proteste degli studenti, che chiedono l’eliminazione del numero chiuso. Agli ingressi dell’università, tra le file dei candidati in attesa di sostenere la prova, la contestazione del Fronte della Gioventù Comunista con uno slogan a caratteri cubitali: “La pandemia lo ha dimostrato, il numero chiuso va abrogato!”

«La pandemia di COVID-19 – si legge in una nota – ha mostrato le conseguenze disastrose dei tagli e della privatizzazione nella sanità. Durante l’emergenza la mancanza di personale ha costretto i medici a sforzi incredibili in reparti al collasso. Nonostante questo la selezione con i test di ingresso per medicina e professioni sanitarie non viene messa in discussione: quest’anno 66.000 candidati competeranno per poco più di 13.000 posti, e tantissimi altri tenteranno quello per professioni sanitarie il prossimo 8 settembre».

«Il governo crede davvero che aggiungendo 5.000 posti solo per quest’anno, si risolverà il problema di un SSN al collasso? I lavoratori della sanità in questi mesi hanno sostenuto il peso di anni di tagli e le carenze di organico moltiplicando i turni e la fatica. Prima tutti li hanno chiamati eroi, ma oggi il sistema del numero chiuso resta in piedi. Non si tratta di cento o mille posti in più, ma di eliminare questa selezione di classe e salvare davvero il SSN», spiega Giovanni Ragusa, militante del FGC.

«Nella nostra regione – prosegue Ragusa – la sanità è ridotta all’osso dalle politiche di austerità promosse in questi anni di Commissariamento che hanno portato la sanità calabrese ad essere sotto finanziata rispetto alla media nazionale (200-225 milioni in meno ogni anno secondo il rapporto Osservasalute). Mentre la media nazionale è di 4 posti letto per mille abitanti (pochissimi) in Calabria il dato arriva addirittura a 2,5. Ogni anno sono decine di migliaia i calabresi che vanno in altre regioni per curarsi e molti di più sono quelli che invece decidono di non curarsi visti gli elevati costi. I tagli alla sanità pubblica hanno portato alla chiusura e all’accorpamento degli ospedali, al ridimensionamento dei posti letto e dei reparti, al taglio del personale medico e paramedico. Tutti questi tagli avvenivano mentre si sovvenzionavano i privati ​​che fanno pagare le prestazioni 3 volte rispetto al pubblico (soldi con i quali si poteva mantenere una sanità pubblica accettabile) e che si sono arricchiti con il denaro pubblico, con la complicità dei governi di centrodestra e di centrosinistra, e che in un momento come questo di emergenza sanitaria per la nostra regione sono risultati completamente assenti».

«Da tempo si denuncia la mancanza di almeno 50.000 infermieri e di decine di migliaia di medici, tagli sistematici al SSN e sostegno alle cliniche private che lucrano sulla salute e di fronte al virus hanno fatto finta di niente. Proprio il numero chiuso per la facoltà di medicina – conclude – è una di quelle misure che hanno distrutto la sanità pubblica, tagliando il numero di lavoratori in corsia per favorire la speculazione sulla salute della popolazione intera. Il disastro di questi mesi ci ha dimostrato che serve una sanità davvero pubblica, gratuita e accessibile a tutti»

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