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Il cane Angelo

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PAOLA (COSENZA) – Dopo che la scorsa settimana erano giunte le richieste di condanna (LEGGI) è giunto il momento della sentenza per i quattro giovani accusati di aver seviziato e poi ucciso il cane Angelo a Sangineto.

Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Paola non hanno fatto sconti condannando a un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno, ossia il massimo della pena, i quattro giovani imputati.

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Il giudice monocratico, Alfredo Cosenza, ha quindi disposto il massimo nei confronti di Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro e Francesco e Luca Bonanata, accusati anche di avere sottoposto l’animale a sevizie prima di finirlo a colpi di badile.

Il giudice ha anche disposto che i quattro imputati svolgano attività di volontariato per sei mesi in un canile municipale, condannandoli anche a risarcire duemila euro a ciascuna delle venti associazioni che si sono costituite parte civile nel processo.

Soddisfazione per la sentenza é stata espressa da Riccardo Manca, dell’associazione Animalisti italiani Onlus. «Per la prima volta – ha detto Manca – viene applicata nel nostro Paese la pena massima per le sevizie e l’uccisione di animali. Angelo, creatura inerme e indifesa, ha finalmente avuto giustizia. Ovviamente – ha detto ancora Manca – continueremo a chiedere a tutti gli italiani di firmare la petizione per l’inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l’uccisione di animali».

Il giudice Cosenza ha anche disposto la confisca del badile utilizzato dai quattro imputati per uccidere il cane Angelo dopo averlo sottoposto a sevizie. 

«Il rigore con cui il giudice ha applicato il codice mostra che occorrono sanzioni penali più severe per chi maltratta e uccide gli animali. Chi maltratta e uccide gli animali deve andare in carcere». Soddisfazione espressa da Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che però rimarca la necessarietà di inasprire le pene: «Non solo la severità della sentenza, il massimo della pena entro i limiti concessi dalle leggi vigenti, ma anche altri aspetti della vicenda processuale – sottolinea l’ex ministro – sono apprezzabili: per esempio la decisione di rigettare la richiesta di patteggiamento inizialmente avanzata dagli imputati, quella di non concedere la messa in prova. Se accolta, avrebbe provocato la sospensione del processo, la subordinazione della condizionale alla prestazione d’opera in un canile sanitario e in definitiva la rapidità con la quale i responsabili sono stati puniti. Meno di un anno, infatti, è trascorso da quando Angelo ha perduto la vita. La celerità della decisione è dovuta in parte alla grave e particolare circostanza della pubblicazione su Fb del video, che ha semplificato il lavoro degli investigatori, ma anche alla ferma conduzione del processo. Il fatto era grave ed è stato giudicato come tale, la punizione è inadeguata perché inadeguate sono le leggi. Chi maltratta e uccide gli animali – conclude – deve andare in carcere».

Grande soddisfazione anche da Verdi e animalisti che plaudono alla condanna dei responsabili della tortura e uccisione del cane Angelo, ma, anche loro, si uniscono al coro di chi chiede pene più severe:. «Una bella notizia», ma serve «l’inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l’uccisione di animali», afferma il responsabile Diritti degli Animali dei Verdi Rinaldo Sidoli. «Giustizia è fatta – aggiunge – Noi, come Verdi, siamo moderatamente contenti della sentenza ma ci batteremo perché il Parlamento approvi una modifica alla legge con l’inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l’uccisione di animali».

Infine, Carlo Rocchi, responsabile Enpa, aggiunge: «Vigilare sull’attività di volontariato richiesta ai 4» che dovrà essere «svolta in modo serio e puntuale presso una struttura accreditata e non invece considerata dagli uccisori di Angelo come una scappatoia. A chi certificherà tale percorso essi devono poter dimostrare un reale e sincero ravvedimento». Infine anche Rocchi sottolinea la necessità di un inasprimento delle pene.

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