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Il plenum del Csm

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DAL Sud partì oltre vent’anni fa la prima proposta di riforma costituzionale per eliminare l’elezione dei membri del Csm e dare spazio al sorteggio. Oggi l’argomento torna impetuosamente sulle scena politica italiana. 

Dal costituzionalista Michele Ainis all’ex procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, dall’ex presidente della Camera, Luciano Violante al deputato grillino Andrea Colletti. 

La riforma della giustizia s’ha da fare. Adesso ne sono convinti in tanti, accomunati da un chiodo fisso: il sorteggio.

Il Csm non è un organo rappresentativo. È un organo di vigilanza e di controllo, per cui può  tranquillamente essere sorteggiato e non nominato. Ciò assicurerebbe la sua totale indipendenza e “romperebbe” le correnti.  Questo, in poche parole, il principio di fondo. Le indagini sull’ex membro del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, hanno fatto emergere un sistema di regali e favori per acquisire potere nella maggioranza. Al di là dei risvolti di carattere penale, che saranno discussi e approfonditi nelle sede giudiziarie competenti, ciò che emerge è la natura eticamente zero della vicenda e una credibilità della giustizia ai minimi storici.  Quella del sorteggio è una proposta che oggi viene rilanciata da più parti e contrastata da più parti ma che oltre vent’anni  fa era stata lanciata dall’andriese Giannicola Sinisi e  sposata dal cosentino Paolo Palma, entrambi deputati del gruppo “Popolari Democratici-L’Ulivo”. Da Puglia e Calabria era partita la battaglia per una giustizia trasparente.  

Nel luglio del 1997 i due parlamentari meridionali del centrosinistra presentano un emendamento alla Commissione parlamentare per le Riforme Costituzionali. Chiedono di modificare il quinto comma dell’articolo 104 della Costituzione. “Era l’unico strumento concreto per rompere le cordate, uno strumento democraticissimo, laddove non c’è da far valere una visione politica”, ci racconta Paolo Palma. Questo il testo proposto: “Gli altri componenti sono estratti a sorte per tre quinti tra i giudici ed i magistrati del pubblico ministero, in proporzione ai rispettivi ruoli. Il Senato della Repubblica elegge i restanti due quinti tra i professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio”.  

Oggi come allora il problema resta da affrontare. “Purtroppo l’emendamento non fu mai discusso in Aula perché saltò il lavoro delle bicamerale nel momento clou” sottolinea Palma.  Poi arrivò la stagione delle tensioni politiche che portarono alla caduta del governo Prodi nell’ottobre del 1998 e  successivamente di quello di  D’Alema nel dicembre del 1999. Tant’è che l’emendamento non risulta inserito  nell’archivio storico online della Camera dei Deputati, ma era custodito soltanto in forma cartacea. La visione attuale di Palma si spinge anche oltre adesso. “Personalmente sorteggerei anche una quota di consiglieri comunali. Ogni cittadino, su basi volontarie e secondo criteri da stabilire, può amministrare la cosa pubblica. Il sorteggio del resto è una pratica delle antiche democrazie. Io lo estenderei anche ai rettori universitari e ai presidenti degli ordini professionali”. 

Nei giorni scorsi è stata depositata una proposta di legge da parte di un deputato grillino, l’abruzzese  Andrea Colletti, che propone che qualunque magistrato si possa autocandidare, e che tra gli autocandidati si sorteggino quelli da sottoporre successivamente al voto. É uno schema che già era stato proposto in passato, e che era stato duramente criticato. Il timore? Da parte delle cordate partirebbe la “conquista” dei magistrati estratti, garantendo pacchetti di voti in cambio di promesse di fedeltà. 

Il discredito sull’intero potere giudiziario rischia seriamente di assumere proporzioni bibliche. Da qui l’urgenza di mettere seriamente mano a una riforma. Il sorteggio e non l’elezione dei membri del Csm. Una “proposta immonda” per Armando Spataro, ex procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino. “L’idea non ha né capo né coda” per Giovan Domenico Lepore, ex procuratore  di Napoli.  Ora anche la proposta del sorteggio rischia di provocare ulteriori, insanabili, fratture. Oggi più che mai la priorità è una: serve una scossa morale all’interno della magistratura. 

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