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COSENZA – Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Lo ha deciso il Gup nell’ambito del procedimento penale sul fallimento della società “Ofin”, di cui Occhiuto è stato amministratore fino al 2011.

La bancarotta di cui è accusato il sindaco di Cosenza ammonta a tre milioni di euro. La prima udienza del processo è stata fissata per il 2 aprile del 2020. Occhiuto è stato proposto da Forza Italia alla presidenza della Regione Calabria.

Il sindaco Occhiuto ha dichiarato all’Ansa: «Era previsto, ma sono certo che il processo chiarirà la mia totale estraneità ai fatti contestati».

«Il decreto di rinvio a giudizio, com’è noto, non produce alcun effetto rispetto alla carica di sindaco, né costituisce affatto impedimento per i futuri progetti politici in essere – ha inoltre aggiunto Mario Occhiuto -com’era ampiamente prevedibile alla luce anche della funzione che il codice attribuisce all’udienza preliminare nonché per la complessità dei fatti ancorché risalenti nel tempo, siccome elaborati da una ricostruzione della Guardia di Finanza opinabile e per la estrema tecnicità dei reati connessi a vicende fallimentari, il giudice dell’udienza preliminare ha ritenuto necessario l’approfondimento dibattimentale».

«Ovviamente, tale decisione – ha sostenuto ancora il sindaco di Cosenza – non ha nessuna valenza di merito e sono convinto anzi che le varie tesi deducibili in mia difesa in sede dibattimentale troveranno il dovuto accoglimento. A tal fine, ho ritenuto, pur avendone la possibilità, di non chiedere alcun differimento dell’udienza proprio per vedere quanto prima
accertata la mia estraneità rispetto alle accuse mossemi».

Nell’ambito della stessa inchiesta la sorella di Occhiuto, Annunziata, è stata condannata a un anno e quattro mesi di reclusione nella qualità di amministratore e legale rappresentante della “Ofin” da settembre a ottobre 2014, data del fallimento della società. Pena sospesa e non menzione.

É stata archiviata, invece la posizione di Carmine Potestio, socio della Ofin ed ex capo di gabinetto del sindaco Occhiuto.

L’OPPOSIZIONE. «Lunedì 11 novembre non parteciperemo al Consiglio comunale con all’ordine del giorno la dichiarazione di dissesto finanziario. Il nostro messaggio è chiaro: il primo cittadino di Cosenza deve andare a casa. Ai cosentini deve essere data la possibilità di votare e scegliere
il nuovo sindaco e un’Amministrazione che chiuda definitivamente questa parentesi buia per la città di Cosenza».

E’ quanto si afferma in una nota dei gruppi consiliari di opposizione del Comune di Cosenza, Pd, Grande Cosenza, Psi e Uniti per la città.
«Oggi – è detto ancora nella nota – abbiamo l’opportunità di farlo. Ecco perché lunedì non saremo presenti in Aula. L’obiettivo? Non assicurare il numero legale sulla pratica del dissesto finanziario, causando lo scioglimento immediato del Consiglio comunale. È un’opportunità prevista dalla legge che non può non raccogliere chiunque voglia prendere le distanze, in maniera inequivocabile, da questa fallimentare esperienza
amministrativa. Solo così si potrà subito voltare pagina su questo fallimento contabile e amministrativo targato Occhiuto. Cosenza è l’unica città capoluogo della Calabria a non crescere: dal 2011 ha subito un brusco arresto del processo di crescita e il numero dei residenti continua a diminuire. Oggi la fine del cosiddetto “Modello Cosenza” è evidente. Un modello che si è dimostrato capace di produrre debiti, di abbandonare nel degrado più assoluto i quartieri popolari, di lasciare una città senza
servizi, senza acqua e con il sistema dei trasporti nel caos».

«Questa nostra presa di posizione – riporta ancora la nota dei gruppi d’opposizione – serve anche a fare chiarezza davanti all’opinione pubblica e per far emergere chi, con un atteggiamento furbesco, ha tenuto la stampella a questa amministrazione ricevendo in cambio favoritismi e prebende. Oggi
ci vengono segnalati tentativi poco ortodossi da parte dell’amministrazione comunale per condizionare la presenza dei consiglieri e ottenere il numero legale in Aula. Non approvando la pratica del dissesto finanziario si va verso la decadenza immediata. Chi invece resterà in Aula sarà complice e
responsabile di aver concorso alla pagina amministrativa che rischia di produrre danni irreparabili alla città di Cosenza. È chiaro che una volta accertata la colpa grave o il dolo, tutti coloro i quali si saranno resi complici ne dovranno rispondere personalmente non solo dal punto di visto morale nei confronti della città, ma anche da un punto di vista economico con il
proprio patrimonio. Questo spetterà alle autorità competenti a cui è stata notificata la delibera della Corte dei Conti delle Sezioni riunite con cui è stato dichiarato il dissesto finanziario dell’Amministrazione comunale di Cosenza. Nessuno oggi può fuggire alle proprie responsabilità».

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