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Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza

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CATANZARO – Dovrà rispondere delle accuse mosse dalla Procura nell’ambito dell’operazione “Piazza Sicura” davanti ai giudici del tribunale anche il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (FI) che risulta tra gli imputati rinviati a giudizio per i lavori di piazza Bilotti (LEGGI DELLA CHIUSURA DELLE INDAGINI).

Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Teresa Guerrieri ha infatti accolto la richiesta del pm della Dda Veronica Calcagno. ed ha fissato il processo per 13 fra amministratori, professionisti, imprenditori e dirigenti finiti nell’inchiesta che un anno fa portò al sequestro dell’opera pubblica.

Secondo l’accusa furono compiute false attestazioni allo scopo di ottenere dalla Regione Calabria il finanziamento di opere complementari utilizzate in realtà per la prosecuzione dei lavori principali; ed anche per certificare in modo fittizio che l’opera fosse ultimata e quindi pronta per l’inaugurazione.

L’operazione ha coinvolto pubblici amministratori, imprenditori, professionisti e pubblici dirigenti, indagati, a vario titolo, per falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mancanza del certificato di collaudo.

Per tutti gli indagati l’accusa è di falso ideologico, falsità materiale, turbata libertà della scelta del contraente, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il rinvio a giudizio è stato disposto, oltre che per Occhiuto, per Giorgio Ottavio Barbieri, Alvaro Antonio, Antonella Angotti, Francesco Converso, Gianluca Guarnaccia, Francesco Stellato, Francesco Tucci e Paola Tucci, Pasquale Torchia, Carlo Pecoraro, Raffaele Ferraro, Carlo Vernetti.

Secondo le indagini, eseguite dalla Guardia di finanza, sarebbero stati commessi più reati di falso finalizzati ai finanziamenti per lavori complementari e per il rilascio del certificato di collaudo di Piazza Bilotti che fu sequestrata lo scorso anno. Contemplato anche il reato di rivelazione di segreto, posta in essere da un pubblico dipendente in relazione ad attività ispettive che dovevano essere avviate sul cantiere, e affidamento e frammentazione di incarichi sotto soglia, in modo da aggirare gli obblighi posti dalla normativa vigente in materia di appalti.

La difesa di Occhiuto: «Ho la coscienza a posto. Chiarirò tutto»

«Ho sempre lavorato per il bene della città, come ho fatto per ogni lavoro ed opera pubblica che è stata realizzata durante il mio mandato di Sindaco. Il fatto che abbia stimolato i tecnici e i progettisti a completare le opere per la città non rappresenta una circostanza eccezionale, ma un modus operandi abituale finalizzato a far sì che tutte le procedure fossero concluse nel migliore dei modi».

Con queste parole il Sindaco Mario Occhiuto accoglie la notizia del rinvio a giudizio, e aggiunge «anche nel caso di Piazza Bilotti ho semplicemente stimolato i tecnici a predisporre prima e nel migliore dei modi possibile tutti gli atti necessari per la consegna della piazza ai cittadini, ovviamente sempre nella massima sicurezza. Ogni mio comportamento posto in essere per accelerare le attività e la conclusione delle opere ha avuto come unico e solo obiettivo il bene della collettività. In questo caso, sinceramente, non capisco di cosa mi si accusi, ferma restando la mia piena fiducia nell’operato della magistratura».

Il primo cittadino ha precisato che «chiarirò tutto nella fase dibattimentale del procedimento che è la sede nella quale si approfondirà il merito delle questioni. Ho la coscienza a posto, perché mai ho agito a discapito della sicurezza e della incolumità dei cittadini. Nella fase di approfondimento del merito dovranno essere chiarite vicende che presentano una certa complessità e che sono state seguite da una diecina di tecnici, tra ingegneri, Rup, progettisti, direttori dei lavori e collaudatori. Sarebbe assurdo pensare che il loro agire potesse essere mosso solo dall’intento di compiacere il Sindaco».

In ogni caso «la cosa più importante e che mitiga e supera anche la mia amarezza per il fatto di aver dovuto subire denunce da una parte politica avversa – sottolinea Mario Occhiuto – è la consapevolezza di aver portato a compimento un’opera di rigenerazione urbana che ha trasformato uno slargo pieno di lamiere (le automobili) e dove l’inquinamento ambientale oltrepassava abbondantemente il livello di guardia, in uno spazio polivalente completamente rinnovato e del quale continueranno a beneficiare i cosentini e soprattutto le giovani generazioni».

È «questa consapevolezza che mi ripaga anche del fatto di dover subire il rinvio a giudizio. È importante ora che sia stato accertato che la Piazza è sicura nella quasi totalità, che ne è stato disposto il dissequestro e che si stanno completando le procedure burocratiche perché venga restituita alla fruizione dei cittadini. In ogni caso, sono fermamente convinto che, nella fase dibattimentale, riusciremo a chiarire ogni aspetto della vicenda».

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