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Mario Occhiuto

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COSENZA – Truffa ai danni del Comune, falso e una sfilza di peculati. Sono le accuse dalle quali, ben presto, potrebbero essere chiamati a difendersi il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e il suo ex segretario Giuseppe Cirò.

A più di quattro anni dall’avvio dell’inchiesta giudiziaria, infatti, la Procura ha chiuso le indagini preliminari, notificando gli avvisi di rito ai diretti interessati. Rispetto al passato, nell’elenco c’è un indagato in più.

Il tema è quello delle spese sostenute dal primo cittadino tra il 2013 e il 2016 per una serie di missioni istituzionali che hanno comportato l’acquisto di biglietti aerei e il pagamento di alberghi di volta in volta rimborsati dal Municipio.

Il punto è che, in realtà, tali viaggi non si sarebbero mai svolti. Questo, almeno, è il sospetto della Procura che quantifica in più di centomila euro la cifra intascata dagli indagati in quattro anni grazie anche alla produzione di ricevute false che avrebbero indotto in errore il settore Economato del Municipio.

A tal proposito, nell’inchiesta sono finiti anche i due responsabili di quell’ufficio, Bruno Palermo e il suo successore Ada Francesca Federico, indagati per abuso d’ufficio e peculato in concorso di volta in volta con Occhiuto e Cirò o con entrambi. Sono loro i funzionari che, nel periodo indicato, avrebbero erogato al primo cittadino e al suo collaboratore dell’epoca, i famigerati rimborsi.

In un primo momento, la vicenda segnava solo il coinvolgimento di Cirò, ma in seguito l’ingresso di Occhiuto certificherà un ribaltamento di ruolo da parte di quest’ultimo che, da grande accusatore, diventerà accusato.

Non a caso, era stato proprio l’architetto-sindaco ad accendere i riflettori giudiziari sulla vicenda a marzo del 2017: prima con il licenziamento improvviso del suo segretario e poi con la denuncia presentata contro di lui, additandolo di aver fatto la cresta su quelle trasferte con spese gonfiate o inventate di sana pianta.

Un anno e mezzo dopo, quella scelta gli si è ritorta contro dal momento che anche lui si è ritrovato indagato poiché tirato in ballo proprio dal suo ex collaboratore. Giuseppe Cirò è stato un fedelissimo di Occhiuto fin dal giorno del suo primo ingresso a Palazzo dei Bruzi, risalente ormai a sette anni addietro. Un lasso di tempo in cui l’uomo, dipendente regionale, ha ricoperto il ruolo di addetto alla segreteria del primo cittadino, salvo poi essere promosso a capo della stessa struttura all’inizio del secondo mandato occhiutiano.

È stato uno degli assistenti più affidabili del sindaco, sempre pronto a fargli da scudo o da parafulmine al punto da subire anche un’aggressione fisica. Lui e gli altri indagati hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dai magistrati o presentare memorie difensive nel tentativo di evitare l’incriminazione. Diversamente, nei loro riguardi scatterà la richiesta di rinvio a giudizio.

Occhiuto è difeso come sempre dall’avvocato Nicola Carratelli, Cirò dall’avvocato Francesco Chiaia, la Federico dall’avvocato Mario Ossequio e la new entry Palermo, al momento, è rappresentato d’ufficio dall’avvocato Maria Francesca Altomare.

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