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La protesta in piazza durante il comizio di Orsomarso a Paola

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PAOLA (COSENZA) – Non si placano le polemiche per il comizio di piazza del Popolo dell’assessore regionale Fausto Orsomarso, svoltosi domenica scorsa a Paola, e rovinato dai lavoratori delle Terme Luigiane che sono comparsi a sorpresa con striscioni e slogan, accusando Orsomarso di essere una delle cause della chiusura del compendio di Acquappesa e Guardia Piemontese, e del loro licenziamento.

Ora interviene Sateca, ormai ex gestore delle Terme, duramente attaccata dall’assessore regionale: “Abbiamo visto il video dell’intervento elettorale nella piazza di Paola, nel corso del quale il candidato Fausto Orsomarso si è indotto a parlare anche del caso Terme Luigiane”, si legge in una nota della società. E ancora: “Molti degli astanti ritenevano che il candidato, che sinora è stato il responsabile del settore Turismo e Lavoro della Regione, avrebbe colto l’occasione – pubblica e diretta – per rispondere alle domande che questa estate gli sono state rivolte in più occasioni mediante organi di stampa. Invece niente. Le domande, semplici e dirette, sono rimaste ancora una volta senza risposta. Anzi dobbiamo registrare, con una punta di pena per la nostra Regione, come un candidato alla carica di consigliere regionale si sia lasciato andare ad affermazioni gravi e diffamatorie se non addirittura calunniose che ci riserviamo di denunciare dinanzi al competente magistrato penale”, promette Sateca.

E aggiunge: “Ma ciò che ha detto il sig. Orsomarso, il suo comportamento, travalica l’aspetto privato e giudiziario tra una azienda privata e chi utilizza una tribuna elettorale per propalare menzogne, ed assume valenza pubblica proponendo nuove, stringenti, non eludibili valutazioni su un soggetto che si presenta come dirigente politico della intera regione”.

Sateca ricorda: “Il sig. Orsomarso ha detto (testuale) che “le terme sono chiuse per responsabilità di una azienda che non ha voluto fare la stagione perché voleva pagare le tariffe di ottanta anni fa”. Suscita sincero sgomento che un candidato, che peraltro sinora ha avuto responsabilità di governo, commetta simili strafalcioni comunicativi”.

Quindi risponde: “Lo sanno tutti che l’azienda SATECA aveva – ed ha – un accordo siglato dinanzi a Regione Calabria e Prefetto di Cosenza che prevedeva che avrebbe potuto e dovuto continuare ad erogare il servizio “fino al subentro del nuovo subconcessionario”. Lo sanno tutti che la Sateca intendeva rispettarlo ma che i Comuni hanno inteso rinnegare tali accordi e pretendere un nuovo canone. Lo sanno tutti che per pretendere un nuovo canone avrebbe dovuto svolgersi una gara pubblica. Quella che i Comuni non sono stati capaci di (o non hanno voluto) fare. Lo sanno tutti che il canone non può stabilirlo il sindaco ma è determinato da atti pubblici, e nel caso da una delibera regionale vigente”.

Poi si chiede: “Come può il candidato Orsomarso affermare simili castronerie dunque?” E prende atto: “C’è una sola spiegazione: che quello che lui ha sempre detto in questi mesi, che ha sbrodolato in interminabili video proposti in tutte le salse – e cioè che lui non sarebbe la controparte di nessuno e che avrebbe dovuto fungere solo da spettatore attento, quasi da arbitro – semplicemente non è vero. Nella piazza di Paola, probabilmente innervosito da ciò che non è contemplato nella sua cultura politica, – cioè la contestazione, il dissenso – ha perso la testa, anzi ha gettato la maschera, scoprendo la sua vera faccia. Quella di un soggetto interessato, eccome, ad impedire la gestione delle Terme alla azienda che aveva reso il compendio termale “felice, sorridente, illuminato” (sono sempre parole del confuso Orsomarso, che evidentemente non si rendeva conto di parlare sempre di Sateca, gestore da ottanta anni e quindi artefice del “felice sorridente, illuminato”) per consegnarla ai Comuni in dissesto, ovvero ad aziende di altri settori, edilizio o fognario. Non sappiamo, sinceramente, cosa preferire. Certo preferiremmo interlocutori più sinceri e meno faziosi, più corretti e più competenti. Noi siamo ottimisti ma ciò che annuncia la piazza di Paola fa venire i brividi. Anche perché dove il comiziante ha raggiunto l’acme dell’invettiva è quando si è indotto ad affermare che i dipendenti della Sateca sarebbero “stati sfruttati per una miseria” e che gli stessi sarebbero “una vergogna per la dignità”. Ora, è ben vero che la rabbia isterica fa perdere di lucidità, ma anche nel pieno del nervosismo sarebbe auspicabile intanto un italiano basico, ma comunque la presenza di spirito di accorgersi del contesto. Invece, il candidato Orsomarso evidentemente colto da una trance rabbiosa non ha realizzato che i soggetti che sarebbero stati “sfruttati per una miseria”, quelli che sarebbero una “vergogna per la dignità” erano lì, davanti a lui, a dirgli, nell’unico modo che la democrazia consente alla gente comune, cioè con dissenso espresso civilmente ed in pubblico, che no, non sono mai stati sfruttati, che hanno sempre lavorato per una azienda modello e che non si ritenevano affatto una “vergogna per la dignità” ma, anzi, chiedevano – e chiedono – alla politica la stessa cosa che da anni gli assicura la Sateca e cioè rispetto per il loro lavoro e per le loro famiglie. Ma il mondo di Orsomarso è evidentemente un altro. E’ quello nel quale le aziende modello non esistono, non esiste chi rispetta il lavoro dei propri dipendenti, chi paga regolarmente, chi non ha vertenze giudiziarie, chi non ha avvisi di garanzia, chi si batte per i diritti dei lavoratori e da essi è sostenuto. Chi insomma, parla la stessa lingua, quella della correttezza e della legalità. Questi, nel perimetro politico di quel comiziante meritano di essere sbeffeggiati e considerati il male. Per quel comiziante è rassicurante un mondo dove occorre sempre chiedere al potente con il cappello in mano, dove i dipendenti devono, per forza, essere contro il datore di lavoro, perché se non lo sono, se c’è una azienda per bene, allora c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che priva di potere il politico che ha bisogno del disagio, della sottomissione, per far valere il suo paternalistico intervento e far avere al dipendente ciò che gli spetta, facendolo cadere dall’alto. Insomma la solita storia: i diritti che si trasformano in favori”, conclude Sateca.

Questa è, ad avviso della Società, “la morale ultima della vicenda Terme Luigiane: Orsomarso ha il merito di averla disvelata in una piazza. La querela – che arriverà – non cambierà nulla, ma servirà per ricordare, in futuro, che quel giorno, nella piazza di Paola, si è capito cosa è la “vergogna per la dignità”.

Intanto il sindaco di Guardia Piemontese, Vincenzo Roccetti, durante un comizio pubblico, ieri ha dichiarato pubblicamente durante che “i lavoratori delle Terme riprenderanno a lavorare tra 4/5 anni”.

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