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Il giornalista Alessandro Bozzo

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COSENZA – La corte d’Appello non solo ha confermato la condanna nei confronti di Pietro Citrigno ma ha anche aumentato la pena passando da 4 mesi a 4 mesi e 15 giorni. Da evidenziare che in sentenza il tribunale ha revocato le provvisionali di risarcimento in primo grado riconosciute a Franco Bozzo ed ha disposto a carico dell’Ordine dei giornalisti il pagamento delle spese di lite.

È questo l’esito del processo di secondo grado nei confronti dell’imprenditore Pietro Citrigno, già editore di “Calabria ora” poi “L’ora della Calabria”, accusato di violenza privata ai danni di Alessandro Bozzo, giornalista di quei quotidiani, che si è tolto la vita il 15 marzo del 2013.

La sentenza è stata pronunciata ieri 20 settembre, a cinque anni esatti da quella di primo grado. 

Il caso risale al 15 marzo 2013, giorno in cui Bozzo decide di porre fine alla sua esistenza terrena sparandosi un colpo di pistola alla tempia nella sua abitazione di Marano Principato. Bozzo ha lasciato sul tavolo una lettera scritta di suo pugno in cui afferma di essere stanco della vita, ma pochi giorni più tardi dai suoi effetti personali rimasti in redazione, consegnati dallo stesso Citrigno ai familiari, salta fuori un diario che fotografa la situazione di profondo disagio da lui vissuta sul posto di lavoro. 

Ad aprile del 2012, infatti, nel giornale per cui lavora ha subito una modifica contrattuale passando da un contratto a tempo indeterminato ad uno in scadenza alla fine dell’anno. Bozzo, secondo quanto ricostruito dall’accusa, è costretto ad accettare le nuove condizioni lavorative, pena il licenziamento, e in seguito proprio questa vicenda.

Rispetto a quest’ultime, in aula, si erano espressi numerosi suoi colleghi, rievocando il rapporto tormentato tra lui e l’editore e soprattutto l’incubo del licenziamento che, logorandolo, lo aveva accompagnato nei suoi ultimi mesi di vita.

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