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Denis Bergamini e Isabella Internò

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Compagni di squadra, operatori di polizia, medici legali. E poi gli amici d’infanzia di Denis, quelli di Isabella nonché i rispettivi familiari con l’aggiunta di tifosi e giornalisti per un totale di 238 persone.

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Sono i testimoni convocati sulla scena del processo a carico di Isabella Internò che avrà inizio domani in Corte d’assise per verificare se il 18 novembre del 1989, l’allora calciatore del Cosenza, Donato Bergamini, sia rimasto vittima di una cospirazione finalizzata a a mascherare il suo omicidio con un tuffo volontario sotto a un camion in transito.

Denis Bergamini cadavere
Il cadavere di Denis Bergamini e il camion che lo ha investito

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Questa è la tesi che proporrà in aula la Procura di Castrovillari che, a fronte di una precedente inchiesta finita in archivio, ha ottenuto il rinvio a giudizio della Internò, all’epoca coinvolta in una tormentata relazione sentimentale con il calciatore.

Riguardo ai testimoni che a partire dalla prossima udienza si alterneranno in aula è stata proprio la Procura a dettare numeri e tempi. La lista approntata dal pm Luca Primicerio ne include 208 e quella dei difensori dell’imputata, Angelo Pugliese e Rossana Cribari, segue la stessa scia con l’aggiunta di una trentina d’unità. Nell’elenco figurano quasi tutti gli ex membri della squadra di cui faceva parte lo sfortunato Bergamini e che sfiorò la promozione in serie A.

Isabella Internò all’epoca della relazione con Bergamini

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Da Gigi Simoni a Michele Padovano, passando per Giorgio Venturin, Renzo Castagnini e Maurizio Lucchetti fino ad Antonio Schio, Alberto Urban e Sergio Galeazzi.

Mancano i mister Bruno Giorgi e Luigi Simoni, entrambi deceduti (di Simoni sono presenti le dichiarazioni rilasciate agli investigatori), ma c’è Gianni Di Marzio. E poi dirigenti come Giovanni Pagliuso, Bonaventura La Macchia, Antonio Serra.

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I compagni di Squadra di Bergamini

Sul fronte dei medici legali, l’ufficio un tempo diretto da Eugenio Facciolla non ha ritenuto di inserire nella propria lista il professor Francesco Maria Avato, colui il quale eseguì la prima autopsia sul corpo di Denis a gennaio del 1990 e neanche Carmela Buonomo, ovvero l’anatomopatologa che più degli altri si è assunta la responsabilità di dire che Bergamini era già morto prima di essere investito, soffocato con un cuscino o un sacchetto di plastica, assegnando alle proprie conclusioni il sigillo della “certezza scientifica”.

Sia Avato che la Buonomo saranno sentiti comunque in aula dato che figurano nell’elenco dei testimoni della difesa. Ci sarà invece Vittorio Fineschi, convocato un po’ a sorpresa ma tant’è: è considerato il “padre nobile” delle nuove tecniche d’indagine in tema di vitalità o meno delle lesioni.

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I vetrini su cui sono stati condotti gli esami sul caso Bergamini

Consulente di fiducia dell’avvocato di parte civile Fabio Anselmo (insieme si sono occupati del caso Cucchi) si deve proprio a lui la riapertura delle indagini nel 2017. Non a caso, il suo parere scritto fu inteso come “fatto nuovo” in grado di giustificare la ripartenza dell’inchiesta. Di questo e altro si comincerà a parlare in occasione della prossima udienza, considerato che quella di domani, come da copione, sarà dedicata alla costituzione delle parti e alle questioni preliminari.

Alla partita in aula, comunque, si affianca quella che si disputa all’esterno. Gli ultrà del Cosenza, infatti, hanno organizzato un presidio davanti al palazzo di giustizia per manifestare il proprio sostegno alla famiglia Bergamini.

Denis Bergamini in una foto spensierata
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