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Il tribunale di Cosenza

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COSENZA – Si è parlato anche di calcioscommesse durante l’udienza di ieri del processo sulla morte di Denis Bergamini.

«Eravamo un gruppo unito, come fratelli, mai venduto una partita» ha tuonato Simoni, ammettendo al più qualche pareggio concordato negli ultimi minuti di gioco in nome di un interesse reciproco. È il caso ad esempio della partita promozione tra il Monopoli e il Cosenza del maggio 1988 terminata 0 a 0, ma nulla di più. Al riguardo, però, una contestazione si è levata dai banchi d’accusa.

Il pm Luca Primicerio, infatti, gli ha letto il contenuto di un dialogo fra lui e l’ex attaccante Michele Padovano, successivamente alla Juve e finanche in Nazionale, nella quale i due commentano una partita fra il Cosenza e l’Empoli disputata sempre a maggio ma del 1989, quando le due squadre militavano in serie B. I calabresi vincono per 2 a 0 ma a fine partita si registra un parapiglia innescato dai giocatori toscani, furiosi a loro dire per il mancato rispetto di un accordo che prevedeva un pareggio con risultato a occhiali.

Accordo stipulato da chi? La conversazione fra Simoni e Padovano è criptica, e all’ex portiere il pm ha chiesto di chiarire sul punto. La spiegazione data dal testimone è stata la seguente: due suoi compagni dell’epoca, Renzo Castagnini e Bruno Caneo si erano recati, nei giorni precedenti alla partita, a Coverciano per conseguire il patentino da allenatori, e quella domenica non erano stati schierati come titolari dall’allenatore Bruno Giorgi.

Il sospetto di Simoni era che lo stesso mister li avesse esclusi nel timore che, durante la loro permanenza al Nord, potessero essersi incontrati con qualche emissario empolese. Ambigua l’intercettazione, ancor di più la spiegazione che non ha dissipato le ombre e i dubbi del caso. Anche perché a ben vedere, i due gol della vittoria furono siglati proprio da Caneo subentrato dalla panchina. Delle due l’una insomma: o i sospetti del compianto Giorgi erano infondati, o Simoni e Padovano stavano parlando di altro.

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