X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

CASSANO JONIO (COSENZA) – Sono stato identificati gli assassini che il 16 gennaio 2014 nelle campagne intorno a Cassano Jonio hanno ucciso e bruciato il piccolo Cocò (Nicola jr) Campolongo di tre anni, il nonno Giuseppe Iannicelli e la compagna di lui, la ventisettenne marocchina Ibtissam Taouss, Betty per gli amici.

Questa mattina i carabinieri del Ros di Cosenza hanno notificato in carcere, dove si trovavano detenuti per altra causa, un provvedimento di arresto a carico di Cosimo Donato e Faustino Campilongo, due esponenti dei clan della zona di Sibari, accusati di triplice omicidio e distruzione di cadaveri.

Un omicidio che impressionò anche Papa Francesco il quale ricordò il piccolo Cocò all’Angelus e poi durante la sua visita a Cassano incontrò le nonne del bambino. Tanta la gente e la commozione ai funerali

GLI ARRESTATI – Spacciavano droga per conto di Giuseppe Iannicelli i due uomini accusati di essere gli autori del suo omicidio e di quelli del nipote Cocò e della convivente. Cosimo Donato, 38 anni, detto «topo», e Faustino Campilongo, di 39, detto «panzetta», secondo l’accusa, distribuivano la droga tra Firmo, Lungro ed Acquaformosa per conto di Iannicelli col quale avevano anche un debito per una partita non pagata. 

I due sono accusati di omicidio premeditato e distruzione di cadavere, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività della cosca degli Abbruzzese. In particolare, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbero stati incaricati di attirare Iannicelli in una trappola. Al momento, però, non è stato accertato se siano gli autori materiali visto che al triplice delitti, secondo gli inquirenti, avrebbero partecipato altre persone. 

Iannicelli, secondo le indagini dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza, era da tempo dedito allo spaccio di droga, prima con la cosca degli zingari, gli Abbruzzese, e poi con il sodalizio contrapposto dei Forastefano. Il contrasto con gli Abbruzzese risaliva alla cosiddetta «faida di Cassano», avvenuta tra il 2003 ed il 2004. Dissidio che si era acuito recentemente dopo che nel cassanese si era diffusa la notizia secondo cui Iannicelli sarebbe stato intenzionato a collaborare con la giustizia. Circostanza nata per una presunta lettera scritta dall’uomo alla moglie mentre era detenuto ma mai trovata dagli investigatori, che non hanno neanche avuto conferme in tal senso. Tantomeno Iannicelli si è mai rivolto alle forze dell’ordine prospettando la possibilità di collaborare. Solo una volta, imputato in un processo per armi, l’uomo aveva indicato come il reale proprietario uno degli Abbruzzese che, tra l’altro, era deceduto.

L’AUTONOMIA DAL CLAN – Iannicelli, inoltre, era inviso agli Abbruzzese per la sua volontà di aprire un autonomo canale di approvvigionamento di droga che avrebbe compromesso il monopolio imposto dagli zingari. Le indagini si sono avvalse anche di un collaboratore di giustizia, detenuto da tempo, che avrebbe appreso alcuni particolari in carcere. Con gli accertamenti tecnici sono stati poi ricostruiti i
movimenti degli indagati nell’arco temporale in cui è stato commesso il triplice omicidio, accertando, grazie all’analisi delle celle radio individuate, la presenza di Donato e Campilongo Faustino nelle immediate vicinanze del luogo dove è verificato l’incendio dell’automobile con i tre corpi all’interno.

Donato e Campilongo, sono detenuti dal dicembre scorso per tentata estorsione. I due avrebbero preteso da un imprenditore, con ripetute minacce, di essere assunti «fittiziamente». Volevano essere pagati, in sostanza, senza prestare alcuna attività lavorativa.

IL MATRIMONIO FITTIZIO – Faustino Campilongo, uno dei due arrestati, aveva sposato fittiziamente proprio la marocchina al fine di farle prendere la cittadinanza italiana.

Mentre la famiglia di Cosimo Donato ospitava il bambino quando il nonno lo portava con sé a Firmo per affari legati al traffico di droga, gli stessi che hanno determinato i contrasti interni e la decisione di uccidere Iannicelli. Questo dimostra la vicinanza degli arrestati con le vittime e giustifica il fatto che Iannicelli si sia fidato di Campilongo e Donato presentandosi all’appuntamento che poi si è rivelata essere una trappola. Per la vicenda del finto matrimonio è in corso un procedimento per invalidarlo.

ENTI PARTI CIVILI – Il sindaco di Cassano allo Jonio, Gianni Papasso, ha comunicato che il Comune si costituirà parte civile nel processo, ma la stessa decisione è stata annunciata anche dalla Provincia e dalla Regione.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE