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Mario Occhiuto

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COSENZA – Progetti di riqualificazione ambientale per centinaia di milioni di euro dietro ai quali, secondo gli investigatori, si celava un giro di mazzette e di corruzione che faceva capo all’ex ministro Corrado Clini e a un gruppo di persone a lui vicine: sedici in tutto, tra cui Mario Occhiuto. Anche il sindaco di Cosenza, infatti, è coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante della transnazionalità.

Al pari di tutti gli altri indagati, anche lui ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari che lo riguardano. I fatti in questione risalgono ai tempi in cui Clini è ministro dell’Ambiente e, in quanto tale, utilizza ingenti risorse del dicastero in Brasile, Messico, Iraq, Montenegro e Cina per interventi di efficientamento energetico. In tutto centododici milioni di euro, messi a disposizione per i vari Paesi ammessi a ricevere il contributo a fondo perduto, ma – si sospetta – gestiti senza gare a evidenza pubblica, bensì con totale discrezionalità da parte di Clini e del suo cerchio magico. Non a caso, l’ipotesi degli inquirenti è che tutti gli appalti in questione siano stati assegnati dall’allora ministero a imprenditori a lui legati che ricambiavano poi il favore ricevuto «con denaro o altre utilità, attraverso prestazioni professionali vere o fittizie, assunzioni e incarichi».

Uno scambio di cui non avrebbe beneficiato solo Clini, ma anche i suoi più stretti collaboratori e, soprattutto, Martina Hauser, a lui legata sentimentalmente. Quest’ultima è stata assessore a Palazzo dei Bruzi durante il primo mandato di Occhiuto e, il sospetto odierno è che quell’incarico, retribuito con 88mila euro, fosse un modo per ricambiare la cortesia di una serie di commesse pubbliche in Cina ricevute negli anni precedenti dal futuro sindaco di Cosenza.

Tra il 2008 e il 2010, infatti, le aziende riconducibili a Occhiuto – “Mario Occhiuto architetture”, “Moa architetture srl”, “Moa srl”, “Oltrestudio srl” – avevano ottenuto, senza partecipare ad alcun concorso, gli appalti per numerose opere pubbliche, tra cui la realizzazione del 4C Building di Pechino. 

La replica di Occhiuto

La notizia ha provocato la dura reazione del primo cittadino: «Qualcuno è andato a scovare, per poi diffonderla, una notizia vecchia di diversi mesi pensando di farmi un danno in questo momento particolare. Ogni tanto tirano fuori questa storia».

«Avevo ricevuto, molto prima dell’estate, – prosegue Occhiuto – un avviso di conclusione delle indagini relative alla nota vicenda che ha coinvolto il ministro Clini nel periodo relativo al mio primo mandato di sindaco della città di Cosenza. Risulto fra le 31 persone che sono state indagate ma solo per il fatto (in conclusione di indagine) di aver incaricato come assessore a Cosenza Martina Hauser. Non c’è altro su di me, perché non c’era niente da trovare. Io ho sempre lavorato onestamente: mi hanno affidato progetti (i cinesi, e ancora prima di fare il sindaco) che ho portato a termine nel migliore dei modi possibile. La proposta di incarico a Martina Hauser, che era mia amica, gliela feci personalmente in quanto ritenevo che la sua competenza potesse essere utile alla città, mentre in realtà Clini, quando ne venne a conoscenza, si mostrò addirittura contrario alla cosa. Lei poi in effetti fece un buon lavoro e ci diede una mano su diverse attività come la lotta all’amianto e la riqualificazione del canile».

«Il mio avvocato Nicola Carratelli, dopo aver letto tutti i documenti non riscontrando altro – conclude Occhiuto – mi ha rassicurato sul fatto che la vicenda per la parte che mi riguarda può essere certamente chiarita. Sono fiducioso perché tranquillo del mio operato, e rispettoso del lavoro dei magistrati. Supereremo anche questa».

Clini difende Occhiuto

«In merito al lavoro dell’architetto Mario Occhiuto in Cina voglio solo ricordare che i progetti da lui realizzati con successo gli sono stati affidati dalle autorità cinesi nell’ambito di programmi di cooperazione internazionale». Lo ha detto l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini in relazione alla notizia dell’indagine della Procura di Roma, aggiungendo: «Ho sempre tenuto una linea molto chiara dalla quale non intendo derogare: i processi, compreso il mio, si fanno in tribunale e non sui media. Tuttavia, viste le notizie pubblicate, desidero far presente che dopo cinque anni la Procura della Repubblica di Roma ha formulato ipotesi che non corrispondono ai fatti e travisano obiettivi, contenuti e risultati del mio lavoro al Ministero dell’Ambiente, di cui sono orgoglioso».

«Le quarantamila pagine allegate alla conclusione dell’indagine – prosegue l’ex ministro – mettono invece in evidenza l’importante lavoro fatto al servizio del mio Paese in venticinque anni al ministero dell’Ambiente. Il mio lavoro si può leggere attraverso 2100 progetti per la protezione dell’ambiente e lo sviluppo delle tecnologie sostenibili, realizzati in Italia e in 40 Paesi in via di sviluppo, cofinanziati per oltre 500 milioni di euro da Commissione Europea, Banca Mondiale e agenzie internazionali».

«Sto ancora aspettando – aggiunge Clini – che anche una sola delle centinaia di imprese che hanno partecipato ai progetti dichiari di avere ricevuto richieste o assicurato vantaggi a mio favore. Voglio invece ricordare le valutazioni indipendenti sul mio lavoro in Cina rilasciate nel settembre 2014 dalla più autorevole società internazionale di revisione PWC (PricewaterhouseCoopers Consultants): “La performance del programma di cooperazione ambientale con la Cina ha raggiunto il livello dell’eccellenza, tenendo conto della qualità della gestione delle procedure adottate, del raggiungimento degli obiettivi e dei risultati ottenuti, degli impatti sociali e ambientali dei progetti realizzati in 15 anni di lavoro” (Review and Evaluation of the Sino-Italian Collaboration Program for Environmental Protection)». 

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