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Studenti in protesta al liceo Telesio nei giorni scorsi

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POTREBBE chiudersi questa mattina la protesta degli studenti del liceo classico “Telesio”, che venerdì scorso hanno occupato il plesso delle ex Canossiane (LEGGI). I ragazzi, iscritti alle classi del triennio dell’ordinamento (il curriculum standard, per intenderci), lamentavano l’inadeguatezza della sede a cui sono stati assegnati, per carenza di spazi disponibili nel liceo, e giudicavano «discriminatorio» il trasloco.

Il dirigente scolastico Iaconianni – che sulla sicurezza dell’ex convento ribadisce che a garantirla è la Provincia, proprietaria dello stabile – ha proposto una turnazione di tutti gli indirizzi del triennio nella sede ex Canossiane.

Durata circa cinque giorni, la protesta dei ragazzi e delle ragazze del “Telesio” ha avuto una notevole eco in città. A renderla “virale” ieri è stata la lettera pubblicata da una studentessa su Facebook, rimbalzata di bacheca in bacheca in poche ore, con oltre cento condivisioni.

«Così non è scuola» scrive Serena, 19 anni, iscritta all’ultimo anno del liceo classico e con il sogno di diventare professoressa. «Non si tratta più di una scuola, ma di un’azienda a tutti gli effetti – scrive Serena – Questo è deducibile dal fatto che ci sia una continua propaganda e un insistente parlare di “casa Telesio”, con tanto di scritta sulle divise delle collaboratrici scolastiche. Prima storcevo solo il naso, mi irritavo di queste manie di grandezza (perché sono solo questo) e mi vergognavo, delle volte, a dire in che scuola andavo perché per tanti miei coetanei si tratta della scuola degli snob, di chi pensa di avere tutto e poi in realtà non ha niente, e per me essere considerata una che fa parte di un’élite non è mai stato un vanto, ma un’umiliazione. Da settembre siamo stati sottoposti a delle turnazioni pomeridiane a causa di alcuni lavori, mentre adesso il triennio dell’ordinamento è in un’altra sede, l’ex convento delle Canossiane, perché nel vecchio istituto non c’è abbastanza posto per tutti. Il problema non è, come dicono molti, che “la famiglia Telesio viene divisa”. Il problema è che si sta pensando alla crescita economica e propagandistica di una scuola, senza garantirne la qualità.

«Questo è gravissimo non solo perché ciò non dovrebbe accadere in nessun luogo, ma soprattutto perché si tratta di un liceo classico, in cui dal primo anno i docenti insegnano a non strafare, a non peccare di hybris, cioè di superbia, e soprattutto mi è stato insegnato di non anteporre mai l’apparenza alla sostanza – continua la lettera – Sono contenta che, dopo un po’ di tempo, non si continui ad abbassare la testa di fronte all’ennesima ingiustizia che ci viene non proposta, ma imposta. Le proteste andavano fatte prima, è vero, ma non è mai troppo tardi per manifestare il proprio dissenso di fronte a delle scelleratezze che vanno avanti da anni e di cui non solo gli alunni, ma anche i professori sono vittime».  

La protesta degli studenti incontra solidarietà sui social, tra i sindacati (la Sinistra Cgil) e tra i partiti. Si schiera con loro Gabriele Petrone, segretario del Pd centro storico e membro della direzione regionale dem. «Bravissimi i ragazzi del “nostro” storico liceo “Telesio”. Ci stanno insegnando che gli studenti e le famiglie non sono pacchetti che si spostano a seconda delle convenienze o per inseguire progetti di scuola elitaria modello college americano dell’”Attimo fuggente”. Ci stanno insegnando che la scuola è di tutti e appartiene a tutti, a cominciare da chi la frequenta – scrive Petrone – Che al di là delle “divise”, dei pullman “Io vado al Telesio” c’è un intero quartiere che si vede privato, nei fatti, di una istituzione storica come il Convitto Nazionale che per statuto deve garantire gratuità a chi non ha mezzi e non può diventare una scuola che addirittura nel segmento dell’obbligo chiede rette irraggiungibili per molti. Ci stanno insegnando che il tema delle strutture scolastiche non può essere affrontato con improvvisazione o peggio sotto la pressione di malcelati sogni di “scuola azienda” per le élite. Perché non risulta a nessuno, come hanno denunciato giustamente i sindacati, che a Cosenza sia stato formalmente istituito un Istituto Onnicomprensivo che metta insieme alunni e studenti dalla materna al liceo.

«Ora questa lezione degli studenti del Liceo non deve andare dispersa. Si convochi subito un tavolo istituzionale con il sindaco, il presidente della Provincia e l’Ufficio Scolastico Regionale – auspica Petrone – si individuino subito strutture idonee per accogliere in sicurezza e senza gli odiosi doppi turni gli studenti. Si trovino le risorse per garantire la gratuità alle famiglie che vogliono iscrivere i loro figli al Convitto (perché un’altra bella eredità della precedente amministrazione è stata la morosità del Comune nei confronti del Convitto). Si discuta seriamente sulla necessità di istituire un altro Istituto Comprensivo a Cosenza con autonomia gestionale e di dirigenza visto che quelli esistenti letteralmente “scoppiano” di iscrizioni. Questa è la sfida: accogliere la lezione di questi nostri ragazzi».

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