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Il cucciolo di cornacchia con Francesco Maria Senatore

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CASTROLIBERO (COSENZA) – La strana coppia che vedete in foto è formata da Francesco Senatore e da Cry, un pullo di cornacchia grigia caduto dal suo nido proprio davanti alla redazione del Quotidiano lo scorso 28 maggio.

La schiusa delle loro uova è asincrona: alcune si aprono prima, altre dopo. Cry ha visto i suoi fratellini più adulti volare e ha pensato di poterlo fare pure lei, ma si sbagliava. Aveva solo poche settimane e se ne stava lì per strada, all’ombra del copertone di un’auto, capace appena di saltellare e in attesa della fine, ma da lassù un Dio verosimilmente alato come lei ha deciso che non sarebbe stato quello il giorno. E così quel Nume le ha inviato un messaggero.

“Arrivo tra cinque minuti” ha garantito Francesco al telefono, ce ne sono voluti una trentina, ma per tutto il tempo Cry è rimasta lì immobile e in posizione d’attesa, come se sapesse che quella non sarebbe stata la fine, bensì un nuovo inizio.

E così quel 28 maggio si è avvinghiata docilmente alla mano del suo Salvatore, salutata da due gracchiate strazianti partite dal cielo: quelle di mamma e papà cornacchia che dall’alto l’hanno vista andare via impotenti. In casi del genere gli esperti consigliano di lasciare i pulli sul posto perché i genitori continueranno comunque a nutrirli e a difenderli dagli attacchi dei predatori, ma è un discorso che vale per le zone di campagna, non per quelle urbane.

Neanche loro, infatti, potrebbero proteggerli da un’automobile di passaggio. È il caso di Cry: lasciarla lì avrebbe voluto dire consegnarla a morte sicura. Francesco l’ha svezzata per un mesetto, affidandola poi al personale del Cras di Rende che le ha prima restituito la sua dimensione selvatica e, quale atto simbolico di una nuova ed eterna alleanza tra umani e pennuti, l’ha rimessa infine in libertà. E allora vai Cry, più in alto che puoi. È questo il giorno in cui tutto ha inizio.

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