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Antonio Carbone

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PAOLA (COSENZA) – A pochi giorni dalle esequie di Antonio Carbone (LEGGI), il carabiniere morto dopo avere rimproverato un uomo che aveva gettato una cica di sigaretta in mare, il fratello della vittima, Vincenzo Carbone, ha espresso parole di riflessione sull’accaduto: «Non c’è spazio per l’odio nel nostro cuore, non c’è spazio per il rancore. Accanto al dolore e alla tristezza, nel nostro cuore oggi – ha detto – c’è spazio solo e soltanto per il perdono. Solo questo ci rende pienamente coscienti che quanto accaduto non sarà invano».

Il congiunto ha sottolineato l’impegno civile del gesto: «Antonio è l’ultimo di una purtroppo lunga serie di martiri dell’odio alla nostra terra. Nella vicenda tristissima che ci ha colpito, possiamo trovare un segno per tutti i calabresi, per tutti noi, e non depositarla frettolosamente nell’archivio dei tanti fatti dolorosi che accadono. Un segno potente. Di fronte a chi odia la terra di Calabria e la deturpa – ha affermato – c’è bisogno di uomini veri, di uomini che amano in modo struggente la loro terra e il suo popolo. Davanti al mare di Paola si è consumata la testimonianza di amore di un uomo per il suo mare».

«Le cose che accadono, e non dovrebbero accadere – ha proseguito Vincenzo Carbone – ci chiedono di rispondere al segno che portano e aumentare la nostra responsabilità, altrimenti saremo veramente degli inermi sventurati in una terra violentata dal cinismo e dall’arroganza. Non lasciamoci vincere dallo sconforto, la parte più vera e sana della nostra terra deve caparbiamente ripartire, e solo noi calabresi possiamo svolgere questo ruolo di salvaguardia della nostra terra. Quanta dolorosa superficialità nella frase “avrebbe potuto impicciarsi degli affari suoi!”. Antonio – ha spiegato il fratello – stava facendo esattamente quello che ognuno di noi è chiamato a fare: occuparsi dei propri “affari”, che per ognuno coincide con il salvaguardare la bellezza della nostra terra. Perché questo salverà la Calabria e il mondo».

Per questi motivi, Carbone si è augurato che «San Francesco di Paola, il nostro grande protettore, ci aiuti fin da subito a trovare nuove forme di convivenza civile, nuove possibilità aggregative, nuove forme educative per ricostruire una civiltà basata sul rispetto reciproco e sul rispetto per la nostra terra, così bella e maltrattata».

Infine, i ringraziamenti «per la loro presenza l’arma dei carabinieri, il sindaco di Paola, i rappresentanti della regione Calabria e della regione Piemonte, le tante migliaia di persone che da ogni parte del mondo hanno manifestato affetto, vicinanza e solidarietà a mio fratello Antonio Carbone, un uomo vero deceduto nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano».

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