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Meysam assieme al fratello maggiore con la torta di compleanno

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COSENZA – Un compleanno da ricordare. Si tratta di quello di Meysam che, oggi, ha spento la sua prima candelina alla presenza dei genitori e del fratello maggiore, con i quali si trova attualmente in quarantena negli spazi della base del Distaccamento Aeronautico di Montescuro.

Meysam è, infatti, uno dei piccoli profughi afghani – probabilmente il più piccolo –, trasferito in Sila dopo essere giunto, lo scorso venerdì, a Fiumicino con un volo partito da Kabul. Una piccola torta e un regalo – fatti recapitare alla famiglia, secondo il rispetto di tutte le norme di sicurezza e tramite la Croce Rossa, dalla stesso reparto dell’Aeronautica militare – sono pertanto l’augurio di costruire un futuro migliore, lontano dalla guerra e anche solo dal suo ricordo.

Sono circa 250 i profughi afghani trasferiti, come Meysam e la sua famiglia, sull’altopiano silano. Uomini, donne e bambini dislocati, oltre che nelle basi del Distaccamento Aeronautico di Montescuro (un centinaio di persone), anche presso la Marina Militare di Camigliatello Silano (pure qui si tratta di un centinaio di persone) e, infine, nelle sedi dell’Esercito italiano di Fago del Soldato (una cinquantina di profughi).

Mentre l’Europa nicchia sul da farsi e, nonostante l’attentato delle ultime ore in cui tra i morti si contano pure bambini, risulti ancora divisa sul fronte accoglienza (basti pensare alla Grecia che in tempo record ha tirato su un muro lungo 40 chilometri), dall’Italia e, più in particolare, dal suo Sud ultraperiferico sono tanti gli esempi di solidarietà.

Dal vescovo di Cassano allo Ionio Francesco Savino, che, durante le celebrazioni liturgiche di domenica, seguito dal vescovo dell’Arcidiocesi Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone, ha reso nota la volontà di aprire le porte ai profughi fuggiti dalla loro terra dilaniata, fino al preside del liceo classico “Telesio” Antonio Iaconianni, il quale è pronto a contattare la Farnesina per includere gli studenti afghani all’interno delle classi dell’istituto che dirige.

E poi la notizia, anticipata nei giorni scorsi da questo giornale, sull’arrivo degli esuli in Sila, tra i pini larici che nei secoli scorsi hanno accolto viaggiatori da ogni dove e che sembrerebbero aver ispirato Dumas nella redazione del suo Robin Hood e della sua Sherwood.

Oggi, in base a ciò che si apprende, dei profughi, se ne conosce, quindi, il numero e il loro effettivo dislocamento. Tuttavia ancora è incerto ciò che avverrà dopo il canonico “isolamento” da quarantena: se, cioè, uomini e donne afghane rimarranno sul territorio silano o verranno smistati in altre regioni.

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