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L'ospedale dell'Annunziata di Cosenza

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COSENZA – Una inchiesta interna attorno alla possibilità che all’ospedale Annunziata di Cosenza, grazie all’aiuto di medici ora da «individuare» in molti abbiano saltato la fila delle liste d’attesa per finire in sala operatoria prima dei tempi previsti. In mezzo ci sarebbe proprio l’attività professionale in intramoenia all’interno dell’ospedale stesso.

Il sospetto è che in questo modo siano stati favoriti alcuni pazienti a pagamento rispetto a quelli in attesa nel sistema sanitario pubblico. Una situazione peggiorata proprio a gennaio con una relazione di verifica in mezzo relativa al governo delle liste d’attesa di gennaio 2022 che ha allertato i piani alti dell’azienda sanitaria.

Ai medici che compongono la commissione è richiesto di «verificare nel più breve tempo possibile»  i contenuti di quella nota. In seguito «individuare gli eventuali dirigenti responsabili; analizzare le criticità relative al funzionamento delle sale operatorie a seguito del regolamento; revisionare le liste d’attesa informatizzate del triennio 2019-2021; revisionare procedure in essere per Alpi (Regolamenti, Commissioni); verificare il rispetto delle priorità di assegnazione degli interventi nelle liste d’attesa». Priorità è «individuare gli eventuali dirigenti responsabili; avviare i relativi procedimenti disciplinari» e «adottare gli ulteriori provvedimenti che si renderanno necessari all’esito dei lavori della commissione».

Insomma, il punto è che chi è stato visitato in via privata all’interno delle mura dell’ospedale avrebbe ricevuto una spinta per saltare la fila e sottoporsi ad eventuali interventi. Molte le ipotesi aperte, una su tutte è quella di un “sistema” consolidato dalle radici antichissime. Ma la questione, al netto dell’inchiesta interna dell’ospedale di Cosenza, potrebbe allargarsi anche ad altre aziende con analoghe indagini.

Lo scorso anno infatti, dati del ministero, il 35% dei dirigenti medici ha effettuato prestazioni in intramoenia, un numero comunque inferiore alla media nazionale del 42%, quasi il 90% di queste all’interno delle strutture ospedaliere o negli studi privati messi a “rete”.

In Calabria ben otto aziende (Asp di Cosenza, Asp di Crotone, Asp di Vibo Valentia, Asp di Reggio Calabria, Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro, Inrca di Cosenza e Ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria non hanno mai inviato ad Agenas i dati sui volumi di prestazioni resi in intramoenia, un adempimento necessario per «verificare il previsto rispetto dell’equilibrio tra prestazioni rese dal professionista in regime istituzionale e, rispettivamente, in libera professione intramuraria».

Nel frattempo le liste d’attesa sono rimaste quasi sostanzialmente invariate, ma a quanto pare non per tutti.  

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