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Il Commissariato di Polizia di Paola

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PAOLA (COSENZA) – Prostituzione minorile, detenzione di materiale pedopornografico e tentata estorsione. E’ con queste accuse che due persone di Paola sono finite agli arresti domiciliari.

Le ordinanze sono state eseguite dal personale della Polizia di Stato, del Commissariato di P.S., diretto dal vice questore Giuseppe Zanfini, su delega della Procura della Repubblica di Catanzaro.

Ai domiciliari sono finiti M.R. classe 1948, ritenuto responsabile dei reati di prostituzione minorile e di detenzione di materiale pedopornografico in danno di due ragazze minorenni, nonché nei confronti di V.O. classe 49, nonna delle minori, resasi responsabile di tentata estorsione nei confronti di M.R.

Il vice questore Giuseppe Zanfini

La richiesta di misura cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, Filippo Aragona, è stata emessa all’esito di una lunga e articolata attività d’indagine svolta dal personale della Polizia di Stato in servizio al Commissariato di P.S. di Paola, sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Saverio Sapia, e con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri.

L’indagine ha avuto inizio nel mese di settembre 2020, in seguito al tentativo di suicidio realizzato da una delle minori coinvolte, nei pressi della Stazione Ferroviaria di Paola. La ragazza aveva tentato il suicidio esasperata dalle dicerie sul suo conto messe in giro da alcune coetanee e riguardanti i suoi presunti rapporti sessuali con persone anziane. Da questo episodio, per il quale venivano anzitutto interessati i servizi sociali, è scaturita l’attività d’indagine, dalla quale è emerso che effettivamente M.R. ha compiuto atti sessuali a pagamento con la ragazza e, allorquando quest’ultima, diventata maggiorenne, si è trasferita al di fuori del territorio paolano, con la sorella più piccola, anch’essa minorenne.

Grazie all’attività di riscontro (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e appostamenti e la perquisizione a carico dell’indagato), si è potuto constatare come gli incontri tra M.R. e la più piccola delle minori avvenissero con modalità analoghe a quelle successivamente confessate dalla sorella maggiore: passeggiate in auto in zone appartate del lungomare di Paola e nei parcheggi isolati di un noto centro commerciale della zona finalizzati da M.R. a compiere atti sessuali con la ragazza, la quale, provenendo da una famiglia disagiata, si vedeva costretta a cedere alle richieste dell’anziano dietro il corrispettivo di soldi o di regalie varie che andavano dalle poche decine di euro, alle sigarette e ai vestiti sino a generi alimentari di prima necessità e di risibile valore economico (es. confezioni di uova, di latte).

L’indagato ha, inoltre, indotto le ragazze a realizzare alcuni scatti intimi, per poi farseli inviare sul suo cellulare, realizzando così il reato di produzione di materiale pedopomografico. Inoltre, dato di ulteriore allarme, in più circostanze ha chiesto alla madre delle minori di poter avere fotografie che ritraessero la terza figlia, di soli 5 anni. Nel corso delle indagini, in particolar modo dalle intercettazioni, è emerso uno spaccato di vero e proprio degrado morale della famiglia delle ragazze, conviventi anche con la nonna.

Quest’ultima, in particolare, nel momento in cui ha appreso dell’attività delittuosa realizzata dall’anziano nei confronti delle ragazzine (perché sentita come persona informata sui fatti), anziché preoccuparsi di quanto accaduto e cercare di allontanare dall’anziano la nipote minorenne ancora convivente con lei, ha permesso la continuazione delle frequentazioni, prendendo la palla al balzo per realizzare un vero e proprio tentativo di estorsione ai danni di M.R. Ha infatti inizialmente chiesto una somma di denaro all’indagato in cambio di una sua testimonianza favorevole volta a salvarlo da quella che lei definiva una sicura condanna. A fronte del rifiuto opposto da M.R., l’anziana ha cambiato drasticamente tono, minacciando M.R. di aggravare la sua testimonianza — già sfavorevole — qualora non gli avesse fornito il denaro richiesto.

Peraltro, il ruolo della V.O. nel corso delle indagini si è caratterizzato sempre per una forte ambiguità, avendo spesso accompagnato la nipote più piccola agli incontri con l’indagato, che si concludevano quasi sempre con la consegna di sigarette e generi alimentari di prima necessità che il M.R. elargiva a entrambe. L’uomo, inoltre, per come da lui stesso dichiarato nel corso delle intercettazioni, ha più volte cercato di sviare i sospetti sulla reale natura dei rapporti con la minore incontrandola insieme alla nonna al fine di accreditarsi, agli occhi dei terzi, come amico di famiglia.

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