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Ivan Trinni

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COSENZA – Gli avrebbe chiesto trecento euro per liberarlo dal malocchio, ma in cambio Ivan Trinni, 46 anni, avrebbe ottenuto solo una coltellata in gola inflittagli dalla presunta vittima del sortilegio, il 50enne Giuseppe Vernì (LEGGI). È questa in sintesi la cronaca di quanto avvenuto mercoledì pomeriggio in via Popilia, scenario di una lite con derive rusticane.

Il ferito è ora ricoverato in Rianimazione, in coma farmacologico e con prognosi riservata – la lama ha sfiorato la carotide  – mentre il suo assalitore è finito ai domiciliari. È stato proprio quest’ultimo a raccontare agli agenti di polizia le sue verità, riconducendo il tutto a quelle continue richieste di denaro a sfondo  esoterico da lui percepite in chiave estorsiva, tant’è che in passato si era già rivolto alle forze dell’ordine per presentare denuncia in merito. Ieri, però, la situazione è degenerata. Trinni detenuto ai domiciliari, si trovava in un magazzino di sua proprietà al piano terra dell’abitazione nel quale è autorizzato a dimorare. È lì che si sarebbe consumato lo scontro con Vernì,  suo vicino di casa: una discussione più accesa del solito fino a che il cinquantenne afferra una lama per affondarla poi dietro l’orecchio destro del rivale.

Ancora da appurare se i due abbiano ingaggiato o meno una colluttazione, ciò che è noto invece è l’epilogo parziale della vicenda: ferito e sanguinante, uno dei protagonisti viene accompagnato all’Annunziata mentre in via Popilia arrivano i poliziotti della Squadra Mobile per ricostruire l’accaduto.

Poche ore più tardi, per l’altro uomo scatta l’arresto con una contestazione ancora in bilico tra le lesioni aggravate e il tentato omicidio.  Sullo sfondo resta la causale dell’accoltellamento, l’incantesimo di cui Vernì, secondo Trinni, era vittima e dal quale avrebbe potuto liberarsi consegnandogli il denaro richiesto. Ovviamente si tratta  di una ricostruzione  dei fatti ancora parziale perché basata solo sul racconto di una delle due parti in causa e in attesa che anche l’altro contendente dica la propria sull’argomento.

Nella speranza che si ristabilisca quanto prima. Vernì, che è in cura al Cim, è già noto alle cronache per vicende di droga e maltrattamenti in famiglia; Trinni lo è invece per reati di spessore più consistente: ritenuto da anni contiguo al clan dei nomadi cosentino, è stato coinvolto – per uscirne poi assolto – in diverse inchieste antimafia, incassando condanne per cavalli di ritorno e minacce, tra cui quelle all’indirizzo del sindaco Mario Occhiuto. Nelle prossime ore sarà celebrata in tribunale l’udienza di convalida. A difendere l’indagato è l’avvocato Salvatore Rauso. Le indagini sono coordinate  dal pm Antonio Bruno Tridico.

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