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Controlli per operai prima di entrare in azienda

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BISIGNANO (COSENZA) – «Sono disperato. Lo scorso giovedì, in vista dell’introduzione obbligatoria del green pass sul posto di lavoro, ho fatto una riunione coi miei dipendenti. Su quattordici, in cinque mi hanno risposto che no, non intenderanno vaccinarsi e, dunque, non entreranno in possesso della certificazione verde. Ma la cosa peggiore è che, alla mia domanda su come procedere dinnanzi alle conseguenze di tali scelte, gli operai in parola hanno proseguito affermando che, a mali estremi, si trasferiranno in Germania, dove il green pass non è obbligatorio al lavoro e, oltretutto, dove la posizione di tornitore specializzato è assai richiesta».

Con queste parole, Mario Petramale, titolare di un’azienda specializzata nel settore alimentare dell’hinterland cosentino, racconta la sua storia. E, soprattutto, rende manifesto l’interrogativo che, più di tutti, da giorni, lo sta tormentando.

«Se i miei cinque operai preferiranno andare via dall’Italia ed effettivamente lo faranno, io con chi potrò sostituirli? È, di fatti – prosegue l’imprenditore – molto difficile trovare persone adatte alla qualifica e, ancora, ci vuole, senza esagerare, fino a un anno per formarle adeguatamente. Sarò, pertanto, costretto a chiudere i battenti di questo passo – dice – considerando che, in passato, ho già fatto degli annunci di lavoro e le uniche persone che si sono presentate per il posto pretendevano di farsi assumere in nero. Naturalmente, una scelta, la loro, dettata dal desiderio di non rinunciare al reddito di cittadinanza».

Davanti alla veemenza con cui Petramale espone i fatti, viene, quindi, spontaneo chiedergli se il suo rappresenti un appello a che i propri dipendenti ci ripensino e facciano un passo indietro, per il bene della propria salute e per la salute di tutti, compresa quella dell’azienda. «In realtà – chiosa l’imprenditore – la mia posizione, rispetto alla questione in generale, è neutrale. Cioè – spiega – credo che ognuno possa fare ciò che crede e ciò che preferisce. Tuttavia, da imprenditore espongo la questione e sottolineo quello che per me è un problema. Il green pass – aggiunge – laddove non posseduto dal dipendente, non comporta automaticamente il licenziamento, ma la sospensione, per un dato numeri di giorni, con altrettanta e conseguente sospensione della retribuzione. Cosa, a ogni modo, che ai miei dipendenti non interessa, perché, ripeto, loro andranno via, non avendo neanche l’intenzione di fare un tampone ogni giorno o ogni due giorni».

Una situazione, alla luce del racconto e delle posizioni dei vari attori coinvolti, intricata. Una situazione il cui cerchio ideale si chiude con l’ultima domanda a cui Petramale risponde, evocando un po’ quell’antica e celebre storia delle pietre scagliate per prime. «No – conclude -, in realtà neanche io ho il green pass».  

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