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Anna Maria Gargaglione

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ALTOMONTE (COSENZA) – «Non ho parole e non intendo fermarmi qui». Il lieve accento piemontese, acquisito nel corso di 50 anni trascorsi a Torino, scandisce le prime parole di Anna Maria Gargaglione, 69 anni, mentre al telefono racconta la sua “disavventura”. Il caso, sollevato da Sinistra Italiana attraverso una nota del coordinatore provinciale Fernando Pignataro, in realtà non sarebbe l’unico in Calabria: solo ad Altomonte sono 4 i cittadini che si trovano nelle stesse condizioni di Anna Maria.

Eppure l’ordinanza del commissario straordinario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo del primo aprile 2021 era chiara nello specificare che «ogni Regione o Provincia autonoma dovrà procedere alla vaccinazione non solo della popolazione residente, ma anche di quella domiciliata nel territorio regionale per motivi di lavoro, di assistenza familiare o per qualunque altro giustificato e comprovato motivo che imponga una presenza continuativa nella Regione o Provincia autonoma».

Non è andata così per Anna Maria: 69 anni, cardiopatica e ipertesa, residente a Torino ma rientrata nel suo paese d’origine dopo la seconda ondata del Covid, non riesce a prenotarsi per il vaccino: i dati inseriti in piattaforma risultano “non esatti”. «Da 10 giorni sto provando a contattare la Regione Calabria – spiega –, ma ai numeri indicati non risponde nessuno, altri numeri, a cui sono stata dirottata dopo vari tentativi, sono addirittura inesistenti. L’unica volta in cui sono riuscita a contattare qualcuno mi è stato risposto che del mio caso deve occuparsi la Regione Piemonte. Lì, dove stanno immunizzando anche i non residenti, avrebbero vaccinato anche me ma io non intendo affrontare un viaggio così lungo ed espormi al rischio di contagio, resterò qui fino a che la situazione pandemica non migliorerà».

«Non so più a chi rivolgermi – aggiunge Anna Maria amareggiata –, il Comune ci aveva aiutati organizzando un Vax day che però l’Asp di Cosenza ha annullato. A Lattarico, dove pure c’era un evento del genere, mi hanno detto che non potevo. Io chiedo solo di essere vaccinata, non chiedo agevolazioni o corsie preferenziali: sono nata in Italia per cui cittadina italiana e non capisco perché non posso essere vaccinata in Calabria, che fino a prova contraria è una Regione italiana. Fare il vaccino è un diritto e un dovere di ogni cittadino, perché devo trovarmi ad affrontare tutte queste problematiche, dinieghi, atteggiamenti poco rispettosi, inviti a ritornare a Torino per vaccinarmi nel luogo di residenza? Eppure proprio in questa fase si stanno prenotando in provincia di Cosenza quelli della mia generazione».

Cosa fare adesso dunque? «Questo problema va risolto a livello nazionale – è il pensiero di Anna Maria – perché migliaia di persone si trovano nelle mie medesime condizioni, con delle disposizioni chiare e precise affinché anche chi si trova fuori la propria residenza, ma in territorio nazionale venga vaccinato. Semmai risolvessero solo il mio caso, io rifiuterei: la mia è una battaglia di tutti. Non è giusto – conclude – che chi ha abbandonato la propria terra per motivi di lavoro si veda rifiutare, dopo 50 anni, ancora un diritto sacrosanto come allora; 50 anni fa il diritto al lavoro e alla vita nei luoghi della propria infanzia, ora quello di essere trattata come cittadina italiana e calabrese».

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