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Personale medico con un paziente

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ROGGIANO GRAVINA (COSENZA) – Strappato alla morte per Covid e riportato agli affetti familiari «grazie alla dedizione all’impegno di un personale medico e sanitario eccellente». Questo il pensiero commosso che esprime nell’immediatezza il 69enne roggianese Francesco Panza a soli pochi giorni dalla sua dimissione ospedaliera e dal sospirato rientro a casa.

Dopo cinquanta giorni di ospedalizzazione presso il reparto Covid di Cetraro, mai intubato ma a causa di polmonite bilaterale con il Cpap (il ventilatore artificiale per respirazione artificiale), il paziente Panza si negativizzava per cui risaliva finalmente il percorso della vita.

Il tutto aveva origine da un sospetto e asintomatico stato di sua moglie, che però negativa a tampone rapido ricorreva, questa volta insieme al marito, alla verifica di un tampone molecolare con positività da contagio e stato febbrile si vedeva costretto a richiedere il trasporto in autoambulanza, inizialmente a Cosenza e, per carenza di posti all’Annunziata, trasferito in seguito in quel di Cetraro.

«Un’esperienza da incubo, da non augurare ad alcuno, ma che induce a consigliare col cuore, a negazionisti e non, a guardarsi e osservare le misure di prevenzione anticontagio, come l’uso della mascherina e la distanza interpersonale».

Per tutta questa drammatica, Panza esperienza ringrazia ancora amici e conoscenti per gli attestati di amicizia e «quegli anonimi angeli, irriconoscibili per le loro bardature, che umanamente mi hanno curato», ad iniziare dai dottori Scarpelli e Arone , agli infermieri e personale sociosanitario.

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