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Lo staff del centro trasfusionale di Cosenza

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COSENZA – La foto è emblematica, lo staff del centro trasfusionale dell’ospedale di Cosenza diretto dal dottore Francesco Zinno con mascherine e camice. Un foglio di carta rivolto a favore di telecamera: “Io resto in corsia – si legge – tu resta a casa, esci solo per donare il sangue”. A Cosenza e in tutta la Calabria manca il sangue, i donatori si sono ridotti al lumicino. Un effetto collaterale della chiusura generalizzata per frenare la diffusione del nuovo coronavirus. Ma donare il sangue, anche in questo momento, è una cosa sicura. Si può fare, anzi, si deve in questi momenti di estrema carenza. Lo racconta proprio il dottore Zinno che assieme a tutto il centro trasfusionale e ai volontari Avis di tutta la Regione ha lanciato una campagna per “reclutare” donatori.

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Serve sangue di tutti i tipi e serve subito. E in questo momento particolare le operazioni possono essere fatte su appuntamento. Si può chiamare il numero 0984681404, decidere l’orario e andare a donare in tutta sicurezza. Perché se è vero che i ricoveri sono diminuiti per effetto del blocco degli interventi differibili ci sono le emergenze da gestire. E’ un invito a tutti, una gara di solidarietà che può fare una differenza enorme. Proprio per questo il centro trasfusionale sarà aperto anche domenica dalle otto alle dodici e trenta. Lavoro straordinario per un impegno necessario.

Dottore, da uno a dieci quanto è grave la situazione?

«Direi sette. Il problema è che ci troviamo in una situazione molto particolare. Da un lato il problema del coronavirus, dall’altro il comprensibile timore dei donatori a presentarsi al centro trasfusionale ha fatto sì che ci fosse una riduzione drastica di sangue. E anche se sono state ridotte le attività in elezione, ci sono acuti e cronici che hanno bisogno di sangue a ciclo continuo».

Non è la prima volta che lanciate degli appelli alla donazione, già a dicembre erano state registrate delle carenze.

«Vero, ma adesso si tratta di una contingenza particolare. Il primo appello lo avevamo fatto a dicembre, poi nuovamente con l’arrivo della classica influenza. Ma sono questioni cicliche che conosciamo bene. Poi è arrivata l’emergenza coronavirus».

E adesso in che stato siamo? Quanto può essere realistica l’ipotesi di dover arrivare a scegliere a chi effettuare la trasfusione?

«Ieri abbiamo avuto un’ottima risposta dopo gli appelli: sono arrivati quaranta donatori. Il giorno prima ci siamo fermati soltanto a quattordici in tutta la provincia di Cosenza. Diciamo che questa chiamata straordinaria sta funzionando. E’ chiaro però che se non si attua un percorso costante da parte dei donatori da qui a sette, otto giorni, potrebbe palesarsi il rischio di ridurre soltanto alle urgenze, considerato che al giorno facciamo in media 25-30 trasfusioni».

Fermo restando che donare è possibile, ci sono accortezze particolari adottate in questo momento?

«La donazione è sicura sempre ma in questo periodo abbiamo attuato dei percorsi dedicati specifici. Non c’è assembramento di persone sia nei centri trasfusionali che nelle unità di raccolta periferiche. Abbiamo attivato un numero per la prenotazione e non c’è da attendere molto, basta banalmente comporre il numero di telefono, concordare l’orario ed è tutto. Non c’è alcun rischio, i donatori devono rispettare le norme prescritte dal ministero della Salute. Banalizzando si potrebbe dire che è come andare al supermercato. L’importante è venire come ci si sente sicuri».

Chi può venire a donare il sangue? Vogliamo sfatare qualche mito?

«I requisiti sono questi: avere dai diciotto ai sessant’anni, pesare più di 50 chili ed essere in buona salute. Poi si fa una chiacchiera con il medico selezionatore e si compila una scheda che si può anche scaricare dal sito web del centro trasfusionale di Cosenza. Tutto qui».

E la situazione regionale?

«Abbiamo un flusso continuo di donatori ma la situazione è più o meno simile in tutte le province. Con alti e bassi riusciamo ad essere autosufficienti e anche se ieri sono arrivati 40 donatori non dobbiamo abbassare la guardia e continuare a donare. Anche perché si tratta di un bene estremamente deperibile quindi il flusso continuo è necessario e noi dobbiamo avere sangue quando serve. I dati ci dicono che in Calabria in un anno si raccolgono 70mila unità, in provincia di Cosenza 20mila e nella città dei Bruzi 10mila. E’ un dato molto basso se consideriamo che a Catanzaro se ne raccoglie il doppio. Insomma, abbiamo un indice di donazione più basso rispetto alla media e questo sinceramente non me lo riesco a spiegare».

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