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HANNO indetto anche uno sciopero di quattro ore. Perché, dicono, non si può andare al Sud dove il lavoro costa meno. I Cobas di Roma sono in rivolta per il caso di Almaviva, il colosso italiano del settore di Information&Technology che ha tra le sue sedi anche Rende, in provincia di Cosenza. E proprio lì, ora, il ramo dell’azienda che si occupa di assistenza clienti tramite call center ha annunciato un piano da 250 assunzioni. Nello stesso tempo, però, a Roma chiude la sede di Via Lamaro ribattezzata Almaviva contact, con la richiesta di cassa integrazione per 632 dipendenti. E il sindacato insorge, denunciando lo «spostamento di numerosi servizi nelle sedi del Sud, dove il costo del lavoro risulta molto più basso grazie ai vari sgravi contributivi e fiscali e agli incentivi regionali previsti dall’attuale normativa».

 C’è una commessa della Tim che «è già di fatto trasferita» a Rende, secondo quanto denuncia in un’intervista al Manifesto Alessio della Rsu Cobas. Commenta il sindacalista: «E’ evidente che l’obiettivo è quello di liberarsi di operatori più costosi rispetto a quelli del Sud, e che non usufruiscono più di incentivi. A Rende, invece, a parte il peggioramento contrattuale, Almaviva godrà di sgravi fiscali e contributivi grazie alle nuove assunzioni, e di incentivi regionali. Mentre noi veniamo scaricati sull’Inps: soldi pubblici usati praticamente per licenziare». 

 Altre commesse di Eni e Mediaset sarebbero state invece trasferite a Catania e Milano. Ma è Rende che rischia di far esplodere il caso. In Calabria, infatti, secondo quanto dichiara sindacalista, Massimiliano sindacalista anche lui ma sotto la sigla della Slc Cgil «non solo si usufruisce di sgravi, ma si inquadrano gli operatori al secondo livello contro il nostro terzo o quarto, sono previsti 6 mesi di prova invece di 3, e ci sono norme peggiorative riguardo al controllo individuale». E così martedì 4 settembre i lavoratori scenderanno in piazza su invito dei Cobas, per protestare contro la politica di decentramento che, di fatto, rischia così di innescare una guerra tra poveri. In Calabria, infatti, l’azienda sbarcò nel 2006 rilevando ciò che restava dell’esperienza di Intersiel, per la quale Roberto Barletta, primo amministratore delegato di Almaviva Sud, ebbe parole molto dure, dichiarando che si ereditava «dopo anni di politica non lungimirante della precedente proprietà e per la colpevole assenza delle istituzioni locali, una situazione drammatica». Ma ora la coperta troppo corta rischia, allungandosi a Sud, di lasciare esposte altre zone di disagio.

 

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