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COSENZA – Arriva a fine anno la stangata della Tares e costa ai cosentini più di quanto finora previsto: il rincaro, sulla tassa per i rifiuti, sarà del 33 per cento. Il dato, ora definitivo, si ricava dalle pratiche approvate ieri dalla giunta municipale di Cosenza, presieduta dal vicesindaco con delega al Bilancio, Luciano Vigna. L’esecutivo ha licenziato il bilancio di previsione, il piano d’alienazione degli immobili, le tariffe dei servizi a domanda individuale (resteranno invariate), le nuove aliquote della Tares e le agevolaizoni previste. La prima novità, ad ogni modo, è che la tassa non sarà chiamata Tares.
Il Comune ha deciso di sfruttare una “finestra”, prevista da un recente emendamento, che dava la possibilità ai Comuni di continuare ad applicare la vecchia Tarsu. Al di là del nome, però, per i cittadini cambia poco: l’amministrazione potrà utilizzare le vecchie categorie, ma resta invariato l’obbligo di coprire, con il gettito della tassa, tutte le spese per il servizio che ammontano a 15 milioni 600 mila euro.
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Ma a far lievitare il rincaro è stata una nuova prescrizione governativa, che impone ai Comuni di trasferire allo Stato 30 centesimi per metro quadro. «Quel 33 per cento in più – spiega il vicesindaco – non è un’entrata maggiore per le casse del Comune, ma una scelta del Governo centrale che ha scaricato sugli enti locali il ruolo di esattore. All’entrata maggiore corrisponderà una riduzione dei trasferimenti di quattro milioni di euro».
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