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La denuncia dell’eurodeputata del Movimento Cinquestelle, Laura Ferrara, sul sistema di depurazione in Calabria

COSENZA – Il sistema della depurazione in Calabria è un buco nero nel quale finiscono milioni e milioni di euro che nessuno sa che fine fanno. Ci hanno provato a scoprirlo quelli del Movimento 5 Stelle, ma è stato tutto inutile. Pochi comuni hanno risposto alle loro richieste e pochissimi hanno dato risposte congurenti. «Vogliamo affrontare il tema della depurazione oggi – dice l’eurodeputata Laura Ferrara – primi che arrivi l’estate e le solite notizie sul nostro mare. Io credo che il sistema della depurazione non sia un sistema, ma una serie di interventi emergenziali inidonei a risolvere il problema. Si va avanti in Calabria con una serie di ordinanze ma non c’è un piano strutturale definitivo». Nel 2012 l’Unione Europea ha avviato una procedura d’infrazione finita con una condanna per 18 comuni calabresi per problematiche di varia natura Nel 2016 invece siamo arrivati a quota 128. In mezzo, come dicevamo un fiume di denaro che sarebbe dovuto servire a ripianare i deficit strutturali del nostro sistema.

«La Regione – ha spiegato la Ferrara – stanzia solo a giugno 2015, 8 milioni di euro per i comuni costieri, uno dei tanti interventi tampone arrivato fuori tempo massimo. Un intervento emergenziale che alla fine si è spalmato lungo il tempo con 2 proroghe, di cui l’ultima con scadenza giugno 2016, appunto. 114 i comuni costieri che hanno richiesto il finanziamento che va ad aggiungersi agli oltre 200 milioni di euro che dal 2000 la Calabria ha ricevuto per il comparto depurativo. Solo alcuni di questi Comuni rispondono alle nostre sollecitazioni e le risposte sono sconfortanti. Pochissimi quelli che effettivamente dichiarano la conclusione dei lavori di riefficientamento entro i tempi previsti, altri lamentano i soliti ritardi atavici e altri ancora, pur avendo trasmesso correttamente le documentazione richiesta, si sono visti negare il finanziamento». Oltre al danno i calabresi rischiano la beffa perchè, perdurando questo stato di cose, rischiamo una multa della Corte di Giustizia Europea di 10 milioni a cui si devono aggiungere gli interessi di mora, che sono altissimi: dai 70.000 ai 100.000 euro al giorno. In soldoni in un anno rischiamo di pagare qualcosa come 500.000 euro. Senza aver risolto nulla. «È un anno ormai – ha detto la Ferrara – che monitoriamo costantemente la situazione dei sistemi depurativi della nostra regione, abbiamo contattato tutti i 128 comuni interessati dalla procedura d’infrazione e di questi solo in 11 hanno risposto alla nostra richiesta di chiarimenti. Di questi, 6 dicono di attendere ancora i soldi dalla Regione e 5 di avere chiarimenti dalla regione stessa». Sulla stessa lunghezza l’intervento del deputato Paolo Parentela che ha stigmatizzato la scarsa attenzione del Governo Renzi sul tema «Basti pensare che non ha stanziato un solo euro per il monitoraggio ambientale».

Viceversa, sostiene ancora il deputato, ha inviato in Calabria l’ennesimo commissario che «in dieci anni ha speso milioni di euro senza nessun effetto concreto. Per questo faremo un ricorso alla Corte dei Conti perchè queste multe della Ue non vengano pagate dai cittadini, ma di chi ha responsabilità precise». Il problema è vissuto anche in provincia di Cosenza. Il consigliere comunale di Rende, Domenico Miceli, ad esempio, ha parlato a lungo del Consorzio Valle Crati che gestisce il depuratore di Coda di Volpe che serve circa 28 comuni. C’è stata una gara monstre per la gestione del depuratore poi revocata. Il consorzio ha creato una specie di azienda speciale all’insaputa dei Comuni e avere dati sull’inquinamento del Crati, ad esempio, sembra quasi impossibile. «Abbiamo chiesto dei dati al Comune di rende – ha detto Miceli – ma nonostante abbia un proprio rappresentante nel cda del Consorzio anche loro sembrano essere all’oscuro di tutto». In un intervento un po’ tecnico un po’ politico il candidato sindaco di Cosenza, Gustavo Coscarelli ha spiegato le tante falle di un sistema dove ci sono una miriade di enti preposti a un controllo che nessuno effettua. I grillini però non si limitano alla protesta. Chiedono una gestione pubblica del comparto che garantisca i principi di efficacia ed efficienza, assoluta trasparenza nell’uso dei fondi indiretti, monitoraggio costante degli impianti, una necessaria mappatura subacquea per individuare gli scarichi abusivi .

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