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COSENZA – ​E’ stata un’assemblea partecipata quella di ieri sera delle sardine a Cosenza (LEGGI), nell’Università della Calabria, al termine della quale è stato approvato un documento unitario. «Ringraziamo i movimenti, i comitati e le persone che sono intervenute durante l’assemblea animate dalla comune volontà di contribuire alla costruzione di una proposta politica nuova e sicuramente differente da quella che si è vista alle scorse elezioni regionali. E’ stata una platea eterogenea – spiegano – quella in sala, che ha fatto incontrare e dialogare generazioni diverse. Abbiamo parlato della questione sociale che è frutto dell’attuale sistema economico neoliberista, del voto calabrese, di Sud, lavoro, diritto allo studio, ambiente e legge elettorale per dettare un’agenda politica precisa a chi siede ora nel Consiglio regionale. In questa fase non c’è la volontà di costituirsi come soggetto politico, ma di rintuzzare e incalzare chi detiene il potere politico rispetto a quelli che sono i problemi reali e le richieste dei cittadini».

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Rispetto al voto calabrese «hanno vinto due partiti: il partito dell’astensione e il partito della clientela. E’ stata rispettata la legge non scritta dell’alternanza centrodestra/centrosinistra alla guida della giunta regionale, ma di fatto la Regione resta in mano agli stessi che la governano da decenni e difendono gli stessi interessi di classe. L’opposizione sembra poco incisiva e ancora poco rappresentativa dalle istanze che provengono dalla società civile, per cui è necessario un processo di aggregazione e forte opposizione dal di fuori».

Nel documento finale dell’assemblea è stata anche chiesta la modifica della legge elettorale: «Chiediamo una riforma della legge elettorale che tenga conto di tre aspetti. Le soglie di sbarramento attuali, all’8% per le coalizioni e al 4% per le singole liste, sono troppo alte e lasciano fuori una grande fetta di rappresentanza. Per questo vanno riviste. Occorre, inoltre, introdurre la doppia preferenza di genere. Si tratta di un meccanismo che esprime un’azione positiva per rimuovere gli ostacoli alla piena affermazione della rappresentanza di genere nelle istituzioni. L’obiezione secondo cui debba essere il merito o le competenze a determinare la competizione politica, in una regione come la Calabria, in cui il mercato politico e le clientele si sono sempre dimostrate indifferenti al merito, risulta ridicola. Questa misura è necessaria. Serve, inoltre – hanno concluso – il voto disgiunto: questo meccanismo consentirebbe di slegare il voto clientelare dalla scelta del candidato governatore e, in qualche modo, di indebolire il peso delle clientele».

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