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L'incontro di Mario Oliverio a Corigliano Rossano

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COSENZA – Mario Oliverio pronto alla “scissione” dal centrosinistra con liste e candidati autonomi. Un movimento da mettere in piedi in aperta rottura ai metodi dell’asse Pd-M5s. Suona come un ultimatum quanto dichiarato dall’ex presidente della Regione ieri sera a Corigliano-Rossano. Ma prima ancora è l’ennesimo invito al Pd e alle forze della sinistra di mollare la caccia al candidato nelle stanze romane, pratica che oltretutto si è tradotta al momento in una marea di rifiuti.

«Chiedo a Letta di venire in Calabria – dice Oliverio – per un’assemblea con tutto lo stato maggiore della sinistra, i sindaci, gli amministratori, i dirigenti di circoli. Un incontro per correggere. Questi appelli fino ad oggi non sono stati recepiti, mi auguro che lo siano perché altrimenti, e non è una questione personale, fermo non ci starò. Perché il patrimonio della sinistra non può essere dilapidato».

Il messaggio è chiaro. «Non mi rassegno – insiste l’ex presidente – non può passare l’idea di una partita già persa. Una forza di sinistra che fa prevalere questa impostazione commette un errore irreparabile, non solo alle prossime elezioni».

AUDIO – Ascolta l’intervento di Oliverio

E anche l’ipotesi di un mutuo appoggio a de Magistris è rispedita all’ipotetico mittente. Oliverio ripesca il patto di desistenza del lontanissimo ‘96 e il messaggio è chiaramente rivolto ai vertici Dem. La convinzione di Oliverio è che lo stallo attuale porterà ad un appoggio su «personaggi populisti calati dall’alto che si sono autoconvocati. Personaggi che hanno fallito nelle città dove hanno governato e adesso si propongono come candidati alla Regione chiedendo un patto di desistenza».

No secco: «se non si correggerà la rotta allora prepariamoci ad altro, metteremo in campo un movimento con liste e candidati. Candidati che saranno scelti collegialmente, perché accettare passivamente, supinamente questo ostracismo nei confronti della regione, questo disprezzo della sinistra con tutti i limiti e le difficoltà e gli errori non è possibile. Sarebbe colpevole da parte mia assistere passivamente a questa deriva».

Il messaggio finale non è una dichiarazione di guerra al Pd ma sancisce un primo strappo. «Non possiamo permettere questo, sarebbe come rinunciare alla mia storia se decidessi di restare fermo. Avverto tanta rabbia per quello che sta accadendo, si tratta dunque di offrire a questo sentimento un terreno, un punto di partenza».

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