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Bianca Rende

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L’unica donna fra un nutrito gruppo “celeste” di candidati. Bella, bionda, brillante. Tre B di cui gode il più semplice dei pensieri. Non è lei a doversi preoccupare dei sette candidati maschi. Anzi, il contrario. Di una sindaca la città, dopo la breve esperienza di Eva Catizone, ne ha bisogno per dare un segnale diverso alle giovani generazioni. 

BIANCA RENDE

D. Una candidatura sofferta la sua e il centro sinistra logorato internamente.
R. Sono cinque anni che lavoro intensamente, poi abbiamo partecipato a tavoli di discussione con Miccoli dapprima, con Boccia poi e onestamente non ho mai visto altri candidati attuali salvo apprendere che avevano chiuso l’accordo a Roma sul nome di Franz Caruso. Ho accolto le istanze di chi non si riconosce in questa scelta e ho deciso di candidarmi portando il valore aggiunto. 

D. Quale criterio ha adottato per scegliere i componenti della sua lista?
R. Ho voluto fortemente una squadra proveniente dalla società civile, del mondo associativo, che hanno intrapreso battaglie insieme a me per difendere o portare avanti progetti per questa Cosenza spesso massacrata. Volti del mondo della danza, della musica, della sanità pubblica che desiderano vivere e lavorare in una città che li riconosca e apprezzi ogni sforzo fatto. 

D. Lei è figlia di un “cavallo di razza” della politica cosentina. Come influisce sul Suo percorso politico papà Pietro?
R. Orgogliosa di essere la figlia di un politico sobrio come mio padre, con un percorso definito da molti comunistello di sacrestia, ancora stimato e benvoluto da tanti. Riscontro in giro quella nostalgia dello stile rispettoso di un tempo, quello che dava garanzia sull’operato e dava un senso al consenso elettorale. Eredito il mondo cattolico da lui, mentre le innovazioni tipiche dell’era in cui vivo, legate alle tematiche sociali, sono mie. Una donna che si preoccupa delle fasce deboli e di quelle di genere. 

D. Cosa le è andato di traverso della legislatura Mario Occhiuto sindaco? 
R. Innanzi tutto  i suoi “cerchi magici” e la gestione per lo più familistica ed elitaria. Fra tutte sono tre le cose che mi hanno fatto veramente  irritare. Primo fra tutti non aver utilizzato i fondi messi a disposizione per la realizzazione del nuovo Ospedale. Il nosocomio, sorto nel 1939, importante non solo per gli abitanti di Cosenza è soprattutto punto di riferimento per la provincia più grande della Calabria che è priva di Case della Salute contestualizzate nel più ampio quadro di riordino dell’offerta sanitaria regionale in atto compresa quella privata, mortificata da budget anacronistici. Il pennacchio da portare era troppo imponente e quindi dividerlo con Mario Oliverio sarebbe stato da perdente. Ecco il prezzo che i cittadini hanno pagato.

D. Di interessante e diverso dei suoi sette colleghi cosa vuole realizzare? 
R. Sicuramente gli sportelli di prossimità che permettono ai cittadini, soprattutto a quelli meno giovani, di avere un unico punto di contatto, un riferimento vicino al luogo in cui vivono e di disporre di un servizio completo di orientamento e di consulenza aiutandoli di fatto nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni.

D. Un Sindaco quali caratteristiche deve avere perché i cittadini di Cosenza devono dargli il consenso? 
R. Deve avere una grande capacità d’ascolto, deve essere in prima linea sui problemi della gente, non deve essere autoreferenziale come lo è stato Mario Occhiuto che si è basato esclusivamente su sé stesso e sui propri desideri, non preoccupandosi della gente. E poi deve essere culturalmente avanti e guardare al futuro della sua città e dei suoi cittadini delineandone i tratti salienti e il punto d’arrivo. Deve stare di meno in ufficio e di più tra la gente.

D. Che tempi delle donne può garantire un’amministrazione?
R. L’adeguamento dei tempi della città alle esigenze della cittadinanza costituisce una frontiera importantissima delle politiche urbane. Una città, per essere funzionale e vivibile, deve certamente rispettare determinati standard urbanistici (attinenti al fattore spazio), ma è chiamata soprattutto a fare i conti con il fattore tempo. Un primo passo, per dare un aiuto concreto alla famiglia e alle donne, sarebbe quello, più volte ripetuto, di coordinare i diversi orari di negozi, uffici, servizi. Sul piano delle azioni specifiche si adotterà un piano degli orari compatibile che coinvolga uffici, istituti scolastici, esercizi commerciali, studi medici e servizi della sanità pubblica.

D. Ha rivolto la sua attenzione agli 800 anni del Duomo di Cosenza. Come va valorizzato questo anniversario?
R. La celebrazione degli 800 anni della consacrazione della Cattedrale riguarda Cosenza. Dunque il complesso e articolato valore e significato di questo straordinario appuntamento va oltre la mia personale adesione e rispetto di convinta cattolica, per abbracciare tutta la comunità, tutti i residenti fissi o temporanei di questa porzione di mondo, che variamente si stringe e si allarga intorno alla Chiesa Madre di Cosenza, come fulcro di memoria, identità e futuro. Ottocento anni dalla sua consacrazione sono ottocento elevato a ottocento di storie, di vite, di opere, di condivisione. La amministrazione che #Cosenzacresceinsieme guiderà sosterrà, nelle forme che potranno concordarsi con gli Uffici della Curia e il Comitato delle Celebrazioni, il programma degli eventi .



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