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Il Comune di Cosenza

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COSENZA – Esplode la polemica sulla lista degli impresentabili resa nota dal presidente della Commissione parlamentare antimafia (LEGGI) a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale.

Particolarmente critica la posizione del presidente dell’associazione Legalità Democratica, l’avvocato Maximiliano Granata, secondo il quale non si tratta di «un qualsiasi episodio di distorsione ed abuso da parte di un organo che dovrebbe essere presidio delle libere istituzioni».

In particolare, le considerazioni di Granata riguardano il caso di Gianluca Guarnaccia, candidato consigliere comunale della città di Cosenza, ritenuto impresentabile per due rinvii a giudizio legati a questioni mafiose.

Secondo l’associazione, infatti, «il vaglio, che, poi, è noto ed arcinoto che non è e non è mai stato un vaglio, ma dato il metodo, solo una “pesca nel mucchio”, tra i candidati alle elezioni di pretesi “impresentabili” è una violazione, oltre tutto, della parità tra i candidati. Sconcezza vile e stupida, data anche la consuetudine di pubblicare i nomi dei diffamati all’ultimo momento. Ma soprattutto questo giudizio, che poi non è tale ed è emesso coprendosi dietro norme non di legge, sarebbe stato emesso nei confronti di candidati alle elezioni, cui la legge garantisce con il diritto di partecipazione in condizione di parità. E, quindi è una aperta violazione di ogni norma fondamentale e di principio costituzionale».

Granata ritiene che «il fatto che un Organo dello Stato dichiari “impresentabili”, in forza di un certo codice di autoregolamentazione (che significa?) soggetti che la legge dichiara e riconosce eleggibili, mi pone un dubbio: è stupidaggine o è sopraffazione? Nel caso di specie di Gianluca Guarnaccia per come riportato correttamente dai mezzi d’informazione locali che riporta alcuni rinvii a giudizio precisando che non c’è alcun procedimento per associazione mafiosa previsto dall’art. 416 bis, rende il fatto ancora più inquietante. È ora di finirla con questa Antimafia che si sovrappone al diritto e alla Costituzione – ha concluso Granata – e ci impone personaggi come Morra e i suoi seguaci giustizialisti».

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